sabato 21 dicembre 2013

Ci vuole concentrazione....



Devo essere sincero, anche questa volta sto faticando tantissimo a portare a termine questa lettura. Il fatto che non ci sia la suddivisione in capitoli mi sta uccidendo. Sia chiaro leggere Proust è bellissimo, soddisfacente e la sua scrittura è di una ricercatezza che pochi scrittori hanno. La difficoltà è nel riuscire a stargli dietro. Sembra che la storia faccia fatica a spiccare il volo, ci sono così tante divagazioni (stupende, sia chiaro) che ti fanno perdere il filo del discorso e qui entra in gioco la concentrazione che non sempre si può avere per chi, come me, fa un tipo di vita molto frenetico. Trovare quella pace, ho meglio ancora, il tempo di concentrarsi come si deve è difficile, quindi la lettura diventa lenta e logorante. Mi sta piacendo tantissimo leggere Proust ma forse ho sbagliato periodo della mia vita. In questo momento, ritengo che sia una lettura che ha bisogno dei suoi tempi, dei giusti momenti di concentrazione per essere goduta al cento per cento e io sto riuscendo a goderne solo in parte.



mercoledì 20 novembre 2013

Thè e Proust


Thè e Proust un connubio perfetto in questa giornata uggiosa costretto a casa. Si sposano una meraviglia insieme.

giovedì 14 novembre 2013

All'ombra delle fanciulle in fiore


Dopo una pausa dal primo volume intervallata da una lettura fuori lista, sono ripartito, da qualche giorno, con il secondo volume della ricerca del tempo perduto. Ora è il turno di "All'ombra delle fanciulle in fiore". Lo stile non si discosta affatto dal volume precedente. Un'altro lungo viaggio è iniziato...

Note di copertina

In questo volume l'amore e l'arte, lungi dall'escludersi, si aiutano a vicenda: ma questa felice intesa si rivelerà una delle tante illusioni e false piste di cui è disseminato il cammino della Ricerca; illusioni di cui non si può nemmeno dire che siano necessarie a preparare la finale scoperta della verità, dal momento che questa è concessa in modo capriccioso e imprevedibile.
                                                     -GIOVANNI BOGLIOLO

07: Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto Vol.I - Dalla parte di Swann


"In realtà, non si rassegnava mai a comperare nulla da cui non si potesse trarre qualche vantaggio intellettuale, e soprattutto quello che ci procurano le cose belle insegnandoci a cercare la gioia altrove e non nella soddisfazione del benessere e della vanità. Anche quando doveva fare a qualcuno un regalo cosiddetto utile [...] li cercava <antichi>, come se per il lungo disuso che ne aveva cancellato il carattere di utilità sembrassero disposti più a raccontarci la vita degli uomini di una volta che assolvere i bisogni della nostra."

Finalmente mi appresto a scrivere la recensione del primo volume di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, per la precisione, Dalla parte di Swann. Devo essere sincero, ho faticato tantissimo a portare a termine la lettura di questo libro ed è stato quindi difficile valutarlo. Certo è che, portare a termine una lettura del genere mi ha dato una certa soddisfazione personale. Prima di andare avanti con la mia personale opinione vorrei soffermarmi sulla struttura di questo romanzo che si discosta molto dai normali canoni.
Il libro è diviso in tre parti: Combray, Un amore di Swann, Nomi di paesi: il nome. Non abbiamo la suddivisione in capitoli di queste parti e il romanzo si presenta come un continuo flusso di coscienza dello scrittore che inizia a ripercorrere la sua vita dall'infanzia. In questo modo è stato molto difficile riuscire a star dietro al filo conduttore del romanzo. Più di una volta, è stata necessaria una rilettura per non perdersi nei meandri dei pensieri dell'autore. Devo ammettere che questa è stata una, se non la lettura, più difficile che abbia mai portato a termine. E pensare che questo è solo il primo volume, ne mancano ancora sei...
Tornando a noi, in questa lettura il tempo sembra dilatarsi, i ricordi affiorano dal passato in un vortice di pensieri, fobie, ansie e paure, resi dall'autore così palpabili da diventare immortali. Ripercorre la sua vita seguendo un flusso di ricordi della sua infanzia, le colazioni, i pranzi, i sabati e le domeniche in chiesa, gli incontri, le passeggiate,  rivivendo il passato per renderlo eterno. Proust sembra cullarti piano piano nei suoi pensieri, accompagnandoti in un viaggio così tanto introspettivo all'interno della propria anima. Ad esempio, semplicemente bevendo un sorso di tè: 

"Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza ne sapessi la ragione. Mi aveva reso immediatamente indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi guasti, illusoria la sua brevità, allo stesso modo cui agisce l'amore, riempiendomi di un essenza preziosa: o piuttosto quell'essenza non era in me, era me stesso. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Da dove poteva venirmi questa immensa gioia? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava indefinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che cosa significava? Dove afferrarla? Bevo un secondo sorso, ma non vi trovo niente di più di quanto ho trovato nel primo. Un terzo mi reca qualcosa di meno del secondo. Bisogna che smetta, la virtù della bevanda sembra diminuire. E' chiaro che la verità che cerco non è in essa ma in me. Essa l'ha risvegliata..."    

Non mi è mai capitato di leggere un romanzo tanto introspettivo come questo, sembra proprio di vivere in prima persona tutto ciò che pensa lo scrittore. Proust ci mette a disposizione tutta la sua vita, è una continua ricerca del tempo passato, dei ricordi, delle emozioni del proprio animo e delle persone che hanno fatto parte della sua vita. Una continua ricerca di se stesso, anche come scrittore. Tra le altre cose è presente quello che ritengo sia stato per Proust un elogio alla scrittura, più di una volta vengono fuori elogi alla letteratura e alla sua passione di scrittore, c'è nel libro quello che sembra essere un bellissimo esercizio di scrittura..

"Soli, elevandosi dal livello della pianura e come spersi in aperta campagna, salivano verso il cielo i due campanili di Martinville. Ben presto ne vedemmo tre: un campanile ritardatario. quello di Vieuxvicq, li aveva raggiunti, venendo a porsi con un'ardita giravolta di fronte ad essi. I minuti passavano, andavamo veloci, e tuttavia i tre campanili erano sempre in lontananza dinanzi a noi, come tre uccelli posati sulla pianura, immobili e invisibili al sole. Poi il campanile di Vieuxvicq si scostò, prese le distanze, e i campanili di Martinville restarono soli, illuminati dalla luce del tramonto che vedevo anche a quella distanza giocare e sorridere sulle falde del tetto. Ci avevamo messo così tanto ad avvicinarci ad essi e pensavo a quanto tempo ancora ci sarebbe voluto per raggiungerli, quando, all'improvviso, dopo una svolta, la carrozza ci depose ai loro piedi; ci erano comparsi così bruscamente davanti che ci restò solo il tempo di fermarci per non finire addosso al portale. Proseguimmo la nostra strada; avevamo già lasciato Martinville da un pò di tempo e il paese dopo averci accompagnato per qualche istante era sparito ma, rimasti soli all'orizzonte a guardarci fuggire, i suoi campanili e quello di Vieuxvicq agitavano in segno di addio le loro cime illuminate dal sole. A volte uno scompariva perché gli altri due potessero scorgerci un istante ancora; ma la strada cambiò direzione, essi virarono nella luce come tre perni dorati e scomparvero dinanzi ai miei occhi. Ma, poco dopo, quando eravamo già nei pressi di Combray, essendo il sole ora tramontato, li rividi un'ultima volta da molto lontano, e ormai apparivano soltanto come tre fiori dipinti nel cielo al di sopra della bassa linea dei campi; mi fecero venire in mente le tre ragazze di una leggenda, abbandonate in un luogo solitario su cui già scendeva la notte; e mentre ci allontanavamo al galoppo, li vidi timidamente cercare la loro strada e, dopo qualche goffo ondeggiamento dei loro nobili profili, stringersi l'uno contro gli altri, scivolare l'uno dietro l'altro e formare nel cielo ancora rosa una sola sagoma nera, incantevole e rassegnata, poi spegnersi nella notte."

Leggere questo libro significa fare un lungo viaggio dentro i ricordi dello scrittore, dentro la vita delle persone che ne hanno fatto parte, non è facile e di sicuro non è una lettura per tutti. Sento di consigliare questo libro solamente a chi è armato di una forte dose di pazienza, perchè quella che sta per intraprendere non è una lettura come tante altre, ma è semplicemente l'intera vita di un grandissimo scrittore. Onestamente non so se questo libro mi sia piaciuto, trovo che sia stata però una bellissima esperienza e ritengo che almeno una volta nella vita, se si ama la letteratura, "Alla ricerca del tempo perduto" meriti di essere letto. E' comunque un bellissimo viaggio.

"Essi non erano che un esile frammento tra impressioni contigue che formavano la nostra vita di allora; il ricordo di una certa immagine non è che il rimpianto di un certo istante; e le case, le strade, i viali, sono fugaci, ahimè! come gli anni."



venerdì 11 ottobre 2013

Ci siamo quasi...

Questa lettura è stata molto dura per me da portare a termine, un po per il periodo molto impegnato e un po perché è decisamente una lettura impegnativa, ma ecco che mancano una trentina di pagine alla conclusione del primo volume da cui è composta la ricerca del tempo perduto di Proust.
Chi la dura la vince!

domenica 1 settembre 2013

Dalla parte di Swann - Alla ricerca del tempo perduto

Ho iniziato da un paio di giorni la lettura del primo volume da cui è composta Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Per ora trovo che questa lettura abbia bisogno di una grande dose di concentrazione per leggerla, bisogna avere molta attenzione per seguire i ragionamenti dell'autore. E' davvero magnifica!


Note di copertina

"Dalla parte di Swann ha nella Ricerca del tempo perduto la funzione di un preludio, in cui tutti i maggiori personaggi vengono annunciati e messi in scena per la prima volta. Ma bisogna fare attenzione: come il senso della ricerca si chiarirà solo alla fine, così temi e personaggi subiranno nel corso dell'opera varie metamorfosi, tali da renderli pressoché irriconoscibili."

-Giovanni Bogliolo





venerdì 30 agosto 2013

06: Yasunari Kawabata - Il suono della montagna


Ed eccoci arrivati alla conclusione di questo meraviglioso libro, mi è piaciuto davvero tantissimo, anche in questo c'è tutto quello che cerco in una lettura. E' una lettura che stimola davvero la riflessione su se stessi, scorrendo con le pagine si rimane incantati da tanta "semplicità" e "profondità" allo stesso tempo.
Il protagonista, Shingo, è un uomo di sessantadue anni, con uno spiccato spirito di osservazione, molto introspettivo, ha dentro di se molto di più di quel che fa apparire. I suoi profondi pensieri nascono da semplici gesti quotidiani, da semplici azioni come una commissione, dai sogni o anche semplicemente dal tono della voce. 
Dietro la vita quotidiana di una famiglia giapponese l'autore ha creato un contesto dove dar vita ad un personaggio come Shingo. E' incredibile come Kawabata sia riuscito a rendere tanto profondi i pensieri di questo sessantaduenne, lo ha reso tanto umano da sembrare reale, sarebbe bello prendere una tazza di tè preparata da Kikuko insieme a Shingo e conversare con una persona tanto stimolante, difficile da trovare nella vita di tutti i giorni.
Leggendo i pensieri di Shingo si rimani incantati da tanta profondità e riflessione, dietro ogni cosa sembra esserci sempre un significato più ampio, spesso nella lettura si rimane colpiti dai suoi sogni, quasi fossero presagi, il significato che ne dà, è così introspettivo e profondo da rimanere sbalorditi da un animo tanto sensibile a ciò che lo circonda.
Penso che questa sia una di quelle letture che ti arricchiscono l'anima e che si rileggono davvero con vivo piacere, con una certa dose di calma e tranquillità in un'ambiente sereno. Il massimo sarebbe leggerlo in campagna, meglio ancora in montagna, magari al chiaro di luna tentando di ascoltare proprio il suono della montagna.

"Ascoltare le campane mentre si ammirano dal soggiorno i fiori di ciliegio, una domenica di aprile...A Shingo l'idea era sembrata colma di pace e tranquillità."




lunedì 26 agosto 2013

Ultimo acquisto fresco fresco...

Entra questa pietra miliare a far parte della mia collezione. Ci ho sempre girato intorno e ho sempre voluto acquistarlo, mi aveva da sempre attirato ed ero molto contento quando ho visto che fa parte della lista, motivo in più per procurarmelo, è stato davvero un bel regalo...


Alla ricerca del tempo perduto - Marcel Proust



martedì 20 agosto 2013

Il suono della montagna

Ho iniziato la lettura di questo libro qualche giorno fa e ne sto rimanendo piacevolmente sorpreso dalla sua profondità. Senza anticipare nulla, mi accingo solo a scrivere le note di copertina di questa lettura, anch'essa scoperta grazie al viaggio che ho deciso di intraprendere!


Yusanari Kawabata
Il suono della montagna

Il suono della montagna, apparso nel 1949, è considerato, con Il paese delle nevi, il maggior romanzo di Kawabata, Premio Nobel 1968 per la letteratura, tra i massimi rappresentanti della narrativa giapponese. Il personaggio centrale del libro è Shingo, uomo sensibile e inquieto, assorto nei sogni e nelle tristezze del passato, nei terrori e nelle premonizioni del presente. Di fronte alla decadenza inarrestabile della sua vita e della sua famiglia, Shingo si lega sempre più strettamente a Kikuko, la giovane e infelice moglie di suo figlio, una donna dall'intelligenza spiccata, che ha in sé qualcosa di delicato. I misteriosi segnali della natura, il "suono della montagna" (un suono come un vento lontano o come un rimbombo della terra), un riccio di castagna che cade dall'albero, mentre vengono scambiate le coppe di sakè rituale, sono, nella vita di Shingo, un incitamento, come se si trovasse a un punto cruciale, come se fosse giunto il tempo di decidere. Sotto la superficie di una cronaca famigliare scandita da riferimenti precisi alla vita d'ogni giorno, Il suono della montagna è un'elagia esistenziale insieme una narrazione suggestiva e rivelatrice di un'arte alle soglie di una misteriosa perfezione.


Yusanari Kawabata (1899-1972), il primo autore giapponese insignito del Premio Nobel per la letteratura, esordì negli anni venticon scritti per riviste d'avanguardia. Nel 1926 attrasse l'attenzione della critica con il racconto lungo La ballerina della provincia di Izu, ma divenne celebre con Il paese delle nevi, iniziato nel 1934 e completato nel 1947.



05: Nikos Kazantzakis - Zorba il greco



Finalmente ho finito questa bellissima lettura alla quale avrei voluto dedicare più tempo e quindi, finirla prima. Scrivo questa recensione con entusiasmo e con non poche difficoltà, il libro mi ha davvero coinvolto molto, dentro c'è tutto quello che cerco e mi aspetto da una lettura. Difficile descrivere quello che c'è in questo libro in poche righe.
Si rimane incantati ad ascoltare le storie di Zorba, ricche di significato e che arrivano dritte al cuore. Mentre andavo avanti con la lettura ero li, di fronte ad un fuoco sulla spiaggia ad ascoltare la vita di questo stravagante uomo. C'è tanta di quella filosofia in tanta semplicità da rimanere spiazzati, Zorba, rappresenta la libertà nel più grande dei suoi significati. Un uomo libero e sempre con le ali ai piedi.
L'unico modo che trovo per far capire in che modo questo personaggio arriva dritto al cuore, è citare proprio le parole stesse di Zorba; mano mano che andavo avanti con la lettura ho appuntato alcuni discorsi, non solo di Zorba, che sono riusciti a farmi vibrare l'anima, a farmi sentire parte di qualcosa di più grande:

" 'Ehi, nonnino' , gli faccio, 'pianti un mandorlo?'. E lui, curvo com'era, si voltò e mi disse: 'Io, figliolo, mi comporto come se fossi immortale!'. 'E io' , gli risposi, 'mi comporto come se dovessi morire da un momento all'altro'. Chi dei due aveva ragione, padrone?"

"E quest'acqua rossa che cos'è, padrone? Dimmelo. Un vecchio ceppo butta i rami, spuntano dei grappoletti acidi, col passare del tempo il sole li cuoce, diventano dolci come il miele, e allora la chiamiamo uva; la pigiamo, tiriamo fuori il succo, lo mettiamo nelle botti dove fermanta da solo, le apriamo il giorno di San Giorgio il Bevitore , in ottobre, ed esce il vino! Che miracolo è questo? Lo bevi questo succo rosso, e l'anima s'ingrandisce, la vecchia pellaccia non la contiene più, sfida a duello Dio. Che roba è mai questa, padrone, sai dirmelo?

"No, non credo in -quante volte te lo devo dire? Non credo in niente e in nessuno, soltanto in Zorba. Non perché Zorba sia migliore degli altri, per niente, ma proprio per niente! E' una belva anche lui. Ma credo in Zorba perché è solo su di lui che ho potere, è lui solo che conosco, tutti gli altri sono fantasmi. Quando morirò io, moriranno tutti. L'intero mondo di Zorba sprofonderà!"

"'Quest'uomo' , pensai, 'non è andato a scuola, e il suo cervello non si è guastato. Ha visto e ha fatto e ha subito molte cose, la sua mente si è schiusa, il suo cuore si è ampliato senza che lui abbia perso la sua originaria valentìa. Tutti i problemi che a noi sembrano complessi lui li risolve con un colpo di spada, come il suo compatriota Alessandro Magno. E' difficile che sbagli, perché posa tutto intero, dai piedi fino alla testa, per terra. Gli africani selvaggi adorano il serpente perchè l'intero suo corpo tocca la terra, e così ne conosce tutti i segreti. Li conosce con il ventre, la coda, i genitali, la testa. E' in contatto con la Madre, si mescola con essa. Anche Zorba è così. Noi intellettuali siamo gli sciocchi uccelli dell'aria'. "

"Ho già i capelli bianche, padrone, cominciano a dondolarmi i denti, non ho più tempo da perdere. Tu sei giovane, puoi ancora avere pazienza, io no. Ma per Dio, più invecchio e più divento selvaggio! Cosa mi vengono a dire che la vecchiaia rende l'uomo più mansueto? Che il vigore dell'uomo si affievolisce , che vede arrivare la morte, allunga il collo e dice: 'Tagliami la gola, per favore, così divento santo'? Io più invecchio e più mi ribello. Non mi rassegno, voglio conquistare il mondo!".

"Restammo entrambi fino a tardi intorno al braciere in silenzio. Ebbi un'altra conferma di come la felicità sia una cosa semplice e frugale - un bicchiere di vino, una castagna, un misero braciere, il rumore del mare; nient'altro. Per rendersi conto ce tutto questo è felicità serve soltanto un cuore semplice e frugale."

"Come un bambino, vedeva anche lui tutte le cose per la prima volta, e si stupiva continuamente e faceva domande, e tutto gli sembrava un miracolo, e ogni mattina quando apriva gli occhi e vedeva gli alberi, il mare, le pietre, un uccello, rimaneva con la bocca spalancata. Cos'è questo miracolo?, gridava. Che cosa vuol dire albero, mare, pietra, uccello?"

"Mi sono liberato della patria , mi sono liberato dei preti, mi sono liberato dei soldi, passo al setaccio le cose. Più passa il tempo, e più setaccio le cose; mi alleggerisco. Come faccio a dirtelo? Mi libero, divento uomo." 

"La patria, dici... Credi alle frottole che scrivono i tuoi libri... Da' retta a me, piuttosto; finché esisterà la patria, l'uomo resterà un animale, una bestia selvaggia... Ma grazie a Dio mi sono liberato, liberato, è finita! E tu?".

Mi fermo qui, ci sarebbe tanto altro da scrivere ma rischierei di rovinare a qualcuno il gusto della lettura. Questo libro è davvero uno di quelli da leggere e rileggere, ci scommetto la testa che ad ogni lettura, Zorba avrà sempre qualcosa di nuovo da dire, e se riusciamo ad essere più semplici e a saper apprezzare nella vita la semplicità, scopriremo che la felicità è proprio alla portata di tutti. Penso sia questo il messaggio che vuole lasciare questo libro. Questa è una di quelle letture che ti arricchiscono dentro e che non bisogna lasciarsi scappare. Non posso che consigliare la lettura di questo capolavoro e ringrazio con tutto il cuore l'aver intrapreso questo viaggio di cento letture, senza le quali non avrei mai e poi mai conosciuto questo libro.
Porterò sempre nel cuore il ricordo di questo personaggio, di questo uomo, con la consapevolezza di poterlo sempre ritrovare ogni volta in queste pagine.
Ciao Zorba, a presto.

Buona lettura!

Note di copertina


giovedì 8 agosto 2013

Ultimo arrivo

Quando entro in una libreria è come se entrassi in un mondo parallelo, sento di essere in un luogo sacro, quasi mistico, mi piace stare in mezzo ai libri, prenderli, sfogliarli, leggere qualche riga e far passare anche ore. Mi fa sentire appagato.
Alla fine oggi il mio acquisto si è orientato verso questo titolo che mi ispirava parecchio e leggendo l'introduzione non ho avuto più dubbi sulla mia prossima lettura.
Entra a far parte della mia collezione anche Il suono della montagna di Yasuri Kawabata e ringrazio la lista senza la quale non sarei mai venuto a conoscenza di un titolo del genere.


venerdì 2 agosto 2013

Ed ecco il quinto, Zorba il greco


Non appena finita la lettura di Whitman ho iniziato la lettura di questo libro, ad esser sincero, non ne sapevo assolutamente l'esistenza se non fosse nella lista. Ho deciso questa come lettura essendo da poco stato in Grecia, e per tenerla ancora viva nel mio cuore mi sembra che sia stata la scelta più ovvia da fare. 

Note di copertina

Un cuore forte come la montagna, calze color melanzana, un vecchio arcangelo ribelle, un clefta, brigante profeta dai riccioli grigi che raschia l'osso dell'agnello alla brace per leggere il domani, che puntella la sua baracca e se la ride della tormenta del nord. Perché un uomo vero sta a fronte alta davanti alla Necessità, e perfino a Dio: tutto questo è, e sempre sarà, Zorba il greco, mani e gambe che diventano ali nella danza leggendaria sulla spiaggia. Zorba l'operaio insegna al giovane amico, l'intellettuale, a vedere le cose con ardore, come se fosse sempre la prima volta. Un uomo si forma con il ritmo che batte nel cuore del vino, da agnello a leone, da leone a drago: così la pensa Zorba, sullo sfondo di una Creta pietrosa senza tempo. E la passione del vivere che gli fermenta dentro ci contagia, ci travolge con l'ottimismo. Scintillante come sotto le cure di un  restauratore d'arte, questa nuova versione del più famoso romanzo greco ci lega fatalmente a Zorba e al suo mondo. Sarà la storia d'amicizia senza ma e senza se, come deve essere, rude e vergine, simile ai gesti ai sogni, al ragionare del fiabesco greco.

Prima traduzione integrale dal greco

04: Walt Whitman - Foglie d'erba

Note di copertina

"Io sono il poeta del corpo,
e sono il poeta dell'anima.
Io sono colui che cammina
 con l'avanzare della tenera notte"

Nel 1855 Walt Whitman, il grande poeta dell'anima americana dava alla luce le prime Foglie d'erba, ovvero le prime poesie che comporranno la raccolta di una vita. I testi furono immediatamente amati dal grande Ralph Waldo Emerson, che li definì "l'esempio più straordinario di intelligenza e di saggezza che l'America abbia sin qui offerto". Il grande edificio delle Foglie d'erba crescerà, una zolla dopo l'altra, una poesia dopo l'altra, una edizione dopo l'altra, per tutta la vita di Whitman. Solo sul letto di morte il poeta mise la parola "fine" a questa raccolta, ricca come una vita umana e sconfinata come la natura che tanto amava. La prima edizione resta tuttavia la testimonianza più viva della novità della poesia di Whitman, di quella superiore indifferenza alle rigidità della metrica classica, di quello slancio che lo renderanno unico e ne garantiranno l'immortalità artistica.

Walt Whitman (Huntington, New York 1819 - Camden, New Jersey, 1892) è considerato il padre del modernismo e il fondatore della nuova poesia americana. Fu cantore della libertà (ma anche della sessualità e dell'omosessualità) e di un ideale visionario che pone l'uomo come momento centrale rispetto al senso di percezione e comprensione delle cose. Cantò, soprattutto, l'essenza di quello che diventerà successivamente il sogno americano. Dalla sua opera proviene la celeberrima ode che inizia con il verso "O capitano! Mio capitano!"(filo conduttore del film L'attimo fuggente).



Devo ammetterlo, finire questo libro di poesie è stato duro. Con questo però non voglio assolutamente minare la qualità delle poesie e la bellezza e le emozioni che sanno suscitare. Sarà anche difficile scriverne una recensione.
Procediamo quindi con calma, dall'inizio, proprio dall'introduzione, Alessandro Ceni è il curatore di questa edizione, traduzione compresa. Mi è sembrata scritta da un intellettuale criptico, piena di paroloni e riferimenti per far vedere quanto, chi l'ha scritta, fosse preparato sull'argomento. Mi ha dato l'idea di mettere più in mostra se stesso piuttosto che presentare un autore e le sue poesie che hanno influenzato generazioni di scrittori e poeti. Per due volte ho rinunciato alla lettura dell'introduzione ma alla terza, con fatica sono riuscito a finirla e il mio parere non è certo cambiato.
Passiamo ora alla traduzione. Anche questa mi ha dato molto da pensare, fortuna che in questa edizione è presente il testo originale a fronte. Anche qui il curatore non l'ho trovato eccelso, non so perchè, forse per apparire erudito o forse perchè, essendo poeta anche lui, ha voluto a tutti i costi metterci del suo in una composizione di poesie tanto importante come questa.
Quindi a parte questi difetti che ho riscontrato in questa edizione passiamo a commentare l'anima di questo libro che, nonostante tutto, brilla e fa sognare.
Molto atipica come raccolta di poesie, questa edizione è la prima in assoluto che usci nel 1855 ed è stata aggiornata e riveduta dall'autore stesso per ben nove volte, fino alla sua morte. Ci troviamo di fronte ad un opera di tutta una vita e la possiamo apprezzare nella sua prima forma, appena nata direi.
La prima parte del testo è un'introduzione scritta da Withman che elogia la sua Patria, l'America, sogno di libertà e l'uomo centro del tutto. Poi inizia la raccolta di poesie che prendono il loro titolo dal primo verso con le quali sono composte. Tali, proprio per la loro inusuale composizione si discostano molto dalla metrica classica alla quale si era abituati in quel periodo storico. Segno di innovazione nella poesia di quel tempo. Qui sono presenti versi da far veramente vibrare l'anima. Per rendere l'idea vorrei segnalarne alcune:

"Quest'oggi prima dell'alba son salito su un colle e ho
osservato la moltitudine del firmamento,
E ho detto al mio spirito, Quando saremo avvolti in quelle 
sfere e nel piacere e nella conoscenza d'ogni cosa in esse,
saremo dunque sazi ed appagati?
E il mio spirito disse No, si pareggia quel rialzo 
per superarlo e continuare oltre."


"A me pare che ogni cosa nella luce e nell'aria dovrebbe 
essere felice;
Chiunque non è nella bara e nella buia terra, sappia 
che ha abbastanza."


"Il maschio non è meno dell'anima. né più...egli pure è al
posto suo,
Egli pure è tutte le qualità...è azione e potenza...il rigoglio
dell'universo conosciuto è in lui.
Sdegno assai gli s'addice e appetito e sfida assai gli
s'addicono.
Le più feroci più vaste passioni...beatitudine somma
e somma afflizione assai gli s'addicono...orgoglio è
per lui,
Il picco d'orgoglio dell'uomo è calmante ed eccellente
per l'anima;
Conoscenza gli s'addice...sempre gli piace...tutto 
sperimenta su di sé,
Qualsiasi sia l'indagine..qualsiasi sia il mare e la vela,
egli getta scandagli infine soltanto qui,
Dove altrimenti getterebbe scandagli se non qui?"


"Tu pensi che sarebbe bello essere scrittore di versi
melodiosi,
Be' sarebbe bello essere scrittori di versi melodiosi;
Ma cosa sono i versi oltre l'armoniosa indole che può darsi 
tu abbia?...od oltre bei modi e comportamenti?
Od oltre il virile o affettuoso atto d'un apprendista?...
o d'una vecchia?...o d'uomo che è stato in prigione 
o è probabile sia in prigione?"

Questi sono solo alcuni dei versi che compongono questa bellissima opera, un opera che ruota intorno all'uomo, alla libertà, alla natura, alla grandezza dell'anima e dello spirito, al piacere, all'amicizia, ai sogni, all'amore...in questa raccolta c'è tutto, e come il frutto più buono e succoso bisogna saperlo cogliere. 
Come dicevo in un articolo precedente sulla poesia, quando la si legge, bisogna saperla assaporare, come se fosse un vino prelibato, centellinata e sempre a portata di mano. Forse è per questo che ho faticato molto a finire questo libro, avevo troppa fretta e la poesia penso vada letta con la giuste dose di calma, senza fretta di finirla, altrimenti si rischia, come è successo a me, di faticare per portare a termine una lettura, che sono sicuro sarebbe stata più piacevole se gustata con più tranquillità! Di sicuro terrò questo libro sempre vicino a me e lo rileggerò volentieri di tanto in tanto, anche solo qualche verso per poterne assaporare la sua bellissima essenza e arricchire, rimanendo in tema, la mia anima e il mio spirito.

In conclusione mi sento di consigliare Foglie d'erba ma sconsiglio questa edizione dei I Classici Universale Economica Feltrinelli. Non ne sono rimasto molto contento.

martedì 30 luglio 2013

Sulla Poesia



Sto per terminare la lettura di Foglie d'erba di Walt Whitman e volevo fare una
riflessione sulla poesia. Trovo molto affascinante questo genere letterario e
riflettendoci mi sono chiesto: ma le poesie, si leggono come si legge un
romanzo? La risposta che mi sono dato è decisamente NO.

Una poesia non si legge, si vive, ogni parola che un poeta sceglie per
trasmettere emozioni, sensazioni, stati d'animo, o per descrivere ciò che ama
o ciò che lo tormenta, se deve decantare un luogo o l'amore, ciò che scrive è
così pensato, così ricercato, così bramato che non lo si può leggere con gli
stessi occhi di quando si ha tra le mani un romanzo. Una poesia dice molto di
più di quello che viene letto e spesso è il non detto quello che riesce, almeno
per me, ad emozionarmi di più. Anche poche parole bastano per scatenare
una tempesta di emozioni e sono proprio tutte le emozioni che trasmettono
queste poche parole ben ponderate a rendere tanto immenso questo genere
letterario.

Lode ai poeti quindi che celebrano la bellezza dell'anima e di questo mondo
con tutto quello che ne fa parte. Ritengo che la ricchezza che c'è nella poesia
sia un valore inestimabile per chi riesce a viverla.

Ovviamente non dico che un romanzo non susciti emozioni quanto lo faccia
la poesia, non sono tanto sciocco da dire che uno sia migliore dell'altro,
assolutamente no, quello su cui riflettevo è la differenza che c'è tra questi due
generi. Ovviamente si vivono ed emozionano tantissimo anche i romanzi e
personalmente ne leggo molti di più rispetto alle poesie, e, indubbiamente
anche nei romanzi sono presenti dialoghi o descrizioni con uno stile talmente
poetico da far vibrare l'anima, però nella poesia c'è quella ricercatezza in più
in tutto il suo essere, in tutta la sua costruzione, in tutta la sua essenza e ogni
singola parola non è stata messa li per caso.

Senza nulla togliere ai romanzi ritengo che la poesia sia un qualcosa che
vada assaporato lentamente, come un piatto prelibato, per poterne gustare
tutte quelle sfumature di cui è impregnata, e scoprirne ogni volta nuove
sfaccettature. Una poesia deve essere sempre li, pronta per essere vissuta e
a portata di mano, non è una storia che non vediamo l'ora di finire ma un
qualcosa di infinito che non smette mai di emozionarci.

domenica 28 luglio 2013

Mi trasferisco anche su facebook!

Nasce anche su facebook la pagina dedicata alle mie 100 lettura con la speranza di trasmettere la passione per la letturatura a quante più persone possibili!
Le 100 letture adesso sono anche qui e auguro a tutti una buona lettura!


03: José Saramago - Cecità

Questa settimana in Grecia è stata piacevolmente accompagnata dalla lettura di questo capolavoro di José Saramago. E devo essere sincero: l'ho divorato!


Note di copertina

"Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo non vedono"

In un tempo e in un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione perde la vista per un'inspiegabile epidemia. Chi viene colpito dal male è come avvolto in una nube lattiginosa. Le reazioni psicologiche sono devastanti, l'esplosione di terrore e di gratuita violenza inarrestabile, gli effetti della patologia sulla convivenza sociale drammatici. La cecità cancella ogni pietà e fa precipitare nella barbarie, scatenando un brutale istinto di sopravvivenza. Nella forma di un racconto fantastico, Saramago disegna con maestria, essenzialità e nettezza la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose razionalmente, artefice di abbrutimento, crudeltà, degradazione. Ne risulta un avvincente romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, il potere e la sopraffazione, la guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con uno spiraglio di luce e salvezza che non ne annulla il pessimismo di fondo.

José Saramago (Azinhaga, Portogallo, 1922 - Tìas, Isole Canarie, 2010), tra i più grandi romanzieri del Novecento, è stato narratore, poeta, drammaturgo e giornalista, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Feltrinelli ha pubblicato anche: Memoriale del convento, L'anno della morte di Ricardo Reis, La zattera di pietra, Una terra chiamata Alentejo, Il vangelo secondo Gesù Cristo, Manuale di pittura e calligrafia, Viaggio in Portogallo, Tutti i nomi, L'uomo duplicato, Caino, L'ultimo quaderno, La seconda vita di Francesco d'Assisi e altre opere teatrali, Saggio sulla lucidità, Il più grande fiore del mondo (nella collana "kids"), Don Giovanni o Il dissoluto assolto, Le intermittenze della morte, L'anni mille993, Lucernario e, nella collana digitale Zoom, Lisbona.

 Devo essere sincero, mi trovo in difficoltà nello scrivere questa recensione, bisogna quindi fare una premessa per non essere fraintesi. Il libro mi è piaciuto tantissimo! Mi ha talmente preso che l'ho letto davvero tutto d'un fiato. Quello che trovo sia difficile è il trasmettere quelle sensazioni che questa lettura è riuscita a suscitarmi. Saramago è riuscito, ritengo nel migliore dei modi, a mettere a nudo l'animo umano in condizioni estreme e tirarne fuori tutto ciò che di peggio possa avere: egoismo, crudeltà, indifferenza, sopraffazione, paura, dolore, fame, sete, odio...
Molto del merito, penso, vada allo stile che ha utilizzato per raccontare questa storia, lo sviluppo narrativo passa dalla prima persona ad un narratore onnisciente. In un momento siamo nella testa di un personaggio, il momento dopo un discorso intrapreso solo da una semplice punteggiatura e una maiuscola per capire che si tratta di un dialogo, poi siamo portati ad una narrazione degli eventi da un punto di vista esterno. Il tutto con un ritmo che non da pace, che tende a disorientare, per darci quell'idea di cecità che l'autore vuole trasmetterci. Ho avuto l'impressione, leggendo, di non vedere, ma di udire solamente le voci di chi mi circonda. Tanto più che non esistono i nomi dei personaggi o dei luoghi, in tutto il libro i personaggi vengono definiti solo con degli appellativi per identificarli, il medico, il primo cieco, la ragazza con gli occhiali scuri, la moglie del medico, ecc. Essi non sono altro che voci e lo stile di Saramago ce le fa solo ascoltare. A che cosa serve un nome se poi non si hanno occhi per vedere a chi appartiene la voce che stiamo ascoltando? I nomi cadono, come cade tutto il sistema sociale al quale siamo abituati a vivere quando non si hanno più occhi per vedere l'indifferenza con la quale tutti i giorni, senza che ce ne accorgiamo, siamo abituati. Siamo già tutti un pò ciechi "Non siamo diventati cechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo non vedono" è un messaggio davvero profondo perché quotidianamente, senza rendercene tanto conto, siamo molto indifferenti alla sofferenza che ci circonda, sembra infatti che non abbiamo occhi per saperla vedere. La metafora di questo libro e la denuncia sociale che mette in luce è davvero forte, penso che bisogna osservare la vita con altri occhi per poter rendersi conto di come l'indifferenza, sia uno dei mali peggiori della nostra epoca. 
Trovo sia un bellissimo contrasto di come la Cecità di José Saramago ci insegni a vedere meglio. Non c'è modo più riuscito che leggere un libro del genere per capire quanto, nel profondo della nostra anima, siamo ciechi anche se vediamo.
Una lettura che mi ha trasmesso tanto sia negativamente che positivamente, una lettura che ha tanto da dare e che le emozioni che lascia alla fine, per quanto possano essere sporche, ci fanno riflettere. Sono queste le letture senza le quali non potrei vivere e mi aiutano a crescere interiormente e a capire meglio me stesso; a cosa servono i libri altrimenti? 
Non mi resta altro da fare che consigliare vivamente questo titolo a tutti, vale davvero la pena leggerlo per quello che alla fine ti lascia. Un modo per vedere meglio la vita che ci circonda.





sabato 27 luglio 2013

02: Jane Austen - Orgoglio e Pregiudizio

Scrivo questa recensione in riva al mare, su di un lettino sotto un ombrellone. Sono finalmente in vacanza e ho terminato la lettura di questo capolavoro in aereo poco prima di atterrare.
E' incredibile come, nonostante questo libro tocchi temi tanto futili, quali balli e corteggiamenti tra ricchi signori delle province inglesi di fine settecento, mi abbia così preso e fatto riflettere molto su "sentimenti" quali l'orgoglio e il pregiudizio.

Prima di toccare questo tema vorrei soffermarmi sulla scrittrice, la Austen ha uno stile che definirei fresco, vivace, arriva dritta al punto senza tanti giri di parole, riesce a descrivere i pensieri e le emozioni dei suoi personaggi in maniera limpida e cristallina. Dopo poche pagine, ho già avuto la sensazione di conoscere queste persone; mi sono sembrate così vere quasi che mi siano state realmente presentate e mi trovassi insieme a loro, in questi balli, pranzi o ricevimenti che era loro uso organizzare.
Mi hanno coinvolto così tanto le vicende di questi personaggi da farmi totalmente prendere dalla storia. La Austen, col suo stile è riuscita ad appassionarmi a vicende prive di quella profondità che generalmente vado a ricercare in un libro e in una storia.
Il fatto poi che abbia scritto questo indiscutibile capolavoro a soli ventuno anni, mi fa provare un profondo senso di invidia nei suoi confronti. Da sempre sogno di scrivere un libro e finora non ci sono mai riuscito. Confido nel futuro e spero che questo blog e questo progetto diventino gli stimoli giusti per realizzare questo mio piccolo sogno che ho nel cassetto ormai da troppi anni.

Passiamo ora a toccare il punto saliente sull'orgoglio e sul pregiudizio. Come possiamo definirli? Emozioni? Sentimenti? Passioni? Stati d'animo? O tutte queste cose insieme? Fatto sta che nella nostra vita, nel bene e nel male, tutto questo ci fa relazionare con le altre persone.
Quasi fossero i due lati della stessa medaglia questi due "sentimenti" ci influenzano sempre nei confronti delle persone che abbiamo di fronte e con le quali ci relazioniamo tutti i giorni. Quante volte ci è capitato di farci un'opinione su qualcuno anche per un solo piccolo pregiudizio, magari anche una opinione sbagliata e siamo troppo orgogliosi per ammettere di poter aver giudicato male.
Trovo che l'orgoglio e il pregiudizio siano molto legati tra loro, possono diventare davvero molto distruttivi se si lasciato troppo a briglie sciolte e ci facciamo troppo prendere da essi. Nella storia di questo libro si denota chiaramente quanto l'orgoglio e il pregiudizio delle persone possano essere tanto negativi da influenzare in maniera tanto dolorosa la vita e le vicende dei protagonisti.
A star troppo dietro all'orgoglio o al pregiudizio si rischia di non poter raggiungere quella felicità che in fondo all'anima ognuno di noi aspira. Come si può sottomettersi tanto a questi due stati d'animo senza aspettarsi di essere infelici? Realmente vogliamo questo nella nostra vita?

Questo libro mi ha davvero lasciato e insegnato tanto su queste due emozioni con le quali, mi rendo conto, convivo e troppe volte mi influenzano sulle scelte della vita, grandi o piccole che siano. Di certo, leggendo questo capolavoro, mi sono reso conto che nella vita, piuttosto che cadere vittima dell'orgoglio o del pregiudizio è meglio essere più pazienti e riflessivi per saper apprezzare la vera felicità o quanto meno ad avvicinarsi.
Una lettura che consiglio vivamente a tutti e che, una volta terminata, si intuisce per quale motivo sia entrata a far parte di questa lista. Libri come questo hanno davvero tanto da insegnarci, non vedo come si possa vivere senza averli letti.


Rieccomi...finalmente!

E rieccomi in questo piccolo spazio di questo sconfinato web! Finalmente ho ritrovato del tempo da dedicare a questo mio fantastico viaggio in compagnia di queste 100 letture. Saranno quasi due settimane che non pubblico niente e la nostalgia di questo mio piccolo angolo cominciava a farsi sentire. Vuoi per lavoro, ho trascorso una settimana infernale, vuoi per piacere, ho trascorso una bellissima settimana in Grecia con una persona speciale e rieccomi finalmente a scrivere qui, in questa mia piccola isola di tranquillità!
Non sono certo rimasto con le mani in mano...ho terminato la lettura di due libri, scritto una recensione di uno di essi sotto l'ombra di un ombrellone su di un lettino in spiaggia e iniziato un terzo. I libri in questione sono Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, Cecità di José Saramago e infine ho iniziato Foglie d'erba di Walt Whitman.
Sono sempre più preso da questo progetto e mi rendo conto di come le lettura sia diventata ancor più piacevole e parte sempre più importante della mia vita. Sento di avere lo stimolo di leggere ancora più di prima, sono così in sintonia con quello che leggo da coinvolgermi totalmente tra le pagine di queste magnifiche letture, inebriarmi di emozioni e sentirmi parte di un qualcosa di immenso. E' una sensazione bellissima e difficile da spiegare, si può solo prendere in mano un libro e lasciarsi andare.




mercoledì 10 luglio 2013

Tre new entry

Oggi sono stato un'ora abbondante in una libreria feltrinelli per decidere quali libri della lista acquistare e dopo una lunga indecisione o optato per questi: Foglie d'erba di Walt Whitman, Cecità di Josè Saramago e Fiabe e storie di Hans Christian Andersen.


martedì 9 luglio 2013

Via col secondo...Orgoglio e pregiudizio

Alla fine dietro consiglio della mia dolce metà, ho deciso la mia seconda lettura. Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Questo libro mi aveva sempre ispirato dal titolo e il fatto che l'autrice lo abbia scritto all'età di ventun'anni e sia entrato a far parte della lista dei libri più belli di sempre, ha aumentato il mio interesse per questo titolo a dismisura! Per ora ho letto solo una trentina di pagine e trovo che la scrittura sia molto fresca e scorrevole, si lascia leggere molto volentieri. A presto altre opinioni, per ora si parte bene, peccato il poco tempo in questo periodo per dedicarcisi.


Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen
Dei sei romanzi di Jane Austen (1775-1817), scrittrice che Virginia Woolf ha definito "l'artista più perfetta tra le donne", Orgoglio e pregiudizio è il primo in ordine di tempo e insieme il capolavoro. Quando lo scrisse, la Austen aveva ventun anni, e un'amica di famiglia l'aveva definita "la più graziosa, sciocca, leziosa farfalla in cerca di marito che sia dato incontrare". Frivola e ironica, non si distingueva dal mondo campagnolo e borghese cui apparteneva, fatto di tè. balli, flirt della buona società, minuti e ridicoli incidenti della vita quotidiana. Ma su questi tenui motivi sapeva giocare con una grazia e una profondità uniche. Ed è così che, narrando in Orgoglio e pregiudizio la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, riesce a evocare, con tocchi sobri e precis, l'intero, incantevole, penetrante quadro della provincia inglese alla fine del settecento.

lunedì 8 luglio 2013

Indecisione....

Ero decisissimo sul primo libro ma adesso non so quale scegliere! Vorrei continuare con una lettura per ora non troppo impegnativa, cosa iniziare? Grande dilemma, la lista è lunga...vediamo chi la spunta.



01: Ernest Hemingway - Il vecchio e il mare.

Ed eccoci arrivati alla fine del primo libro, che dire su un libro come questo? Rispetto a tanti anni fa che ero ancora un bambino quando lessi questo libro per la prima volto, l'ho saputo apprezzare appieno e l'ho riletto davvero volentieri. Hemingway è immenso, scorrendo tra le pagine si respira aria di mare, si ha la sensazione di essere sulla barca insieme a Santiago, si combatte con lui, si soffre con lui, si vince con lui e si perde con lui. Questo personaggio, ha tanto da insegnarci!
Anche se breve in questo romanzo c'è tutto, la voglia di superare i propri limiti, il non arrendersi mai e trovare sempre la forza di combattere ancora e ancora indipendentemente dall'età e dalle stanchezza. Un romanzo davvero coinvolgente che si legge tutto d'un fiato e ti lascia dentro quella voglia di sfidare se stessi e vedere di che pasta siamo fatti, che uomini siamo.


Ernest Hemingway - Il vecchio e il mare



domenica 7 luglio 2013

La filosofia di Santiago

Non lo ricordavo tanto bello questo breve romanzo di Hamingway, sicuramente lo sto apprezzando molto di più rispetto a quando lo lessi parecchi anni fa quando ancora frequentavo le medie.
Andando avanti, pagina dopo pagina, mi sta colpendo sempre più, la forza di volontà del vecchio Santiago, non fa che combattere con tutte le sue forze contro un qualcosa che è molto più grande e forte di lui: "Non va così male...E il dolore non deve avere importanza per un uomo." In questa frase penso ci sia tutta la filosofia di questo personaggio, tutta le sua determinazione e il suo coraggio nonostante la sua età.


Ernest Hemingway - Il vecchio e il mare.

Si comincia, Il vecchio e il mare

Ho deciso di iniziare il mio viaggio con questo libro, un pò perché avevo nostalgia di Hemingway, con il suo stile così asciutto e diretto e un pò perché volevo iniziare con una lettura non troppo impegnativa per non cadere in una demotivazione iniziale.
Quindi comincio con una bellissima rilettura, visto che avevo letto Il vecchio e il mare, se non ricordo male, alle medie, quindi parliamo di parecchi anni fa!


Dopo ottantaquattro giorni senza pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare per una pesca che rinnova il suo apprendistato di pescatore e ne sigilla la simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi, nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione sconfitta, Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di se il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.
Il testo è qui presentato nella traduzione e con una postfazione di Fernanda Pivano.

Buona lettura.

La lista

Ed eccola la lista delle 100 letture che mi accompagneranno in questo lungo viaggio...
  1. Il crollo – Chinua Achebe – 1958 – Nigeria
  2. Fiabe – Hans Christian Andersen – 1835-1837 – Danimarca
  3. Divina Commedia – Dante Alighieri – 1321 – Italia
  4. Epopea di Gilgamesh – Anomino – XVIII-XVII sec. a. C. – Impero accadico
  5. Libro di Giobbe – Anonimo – VI-IV sec. a. C. – Impero persiano
  6. Le mille e una notte – Anonimo – 700-1500 – India/Iran/Iraq/Egitto
  7. Njàls saga – Anonimo – XIII sec. – Islanda
  8. Papà Goriot – Honoré de Balzac – 1835 – Francia
  9. Molly; Malone muore; L’innominabile – Samuel Beckett – 1951-1953 – Irlanda
  10. Decameron – Giovanni Boccaccio – 1349-1353 – Italia
  11. Finzioni – Jorge Luis Borges – 1944-1986 – Argentina
  12. Cime tempestose – Emily Brontë – 1847 – Regno Unito

Il progetto...

Navigando nei meandri della rete mi sono imbattuto in una intrigantissima lista di 100 libri  redatta dal Norwegian Book Club e in un blog di un appassionato lettore che mi ha invogliato, proprio come sta facendo lui, a cimentarmi in questo fantastico viaggio.

Da sempre la letteratura è una delle mie più grandi passioni e gioie della vita. Non passa giorno senza il quale non abbia tra le mani qualcosa da leggere, anche solo per un paio di pagine, i miei occhi devono leggere qualcosa e la mia mente deve essere libera dai pensieri quotidiani ed evadere, anche se solo per poco tempo, dalla realtà di tutti i giorni. I miei gusti poi spaziano in tutte le direzioni, dai classici alla fantascienza, dalla poesia ai polizieschi, leggo con piacere di tutto.

C'è una citazione in particolare di Herman Hesse che penso rappresenti maggiormente il mio pensiero sulla lettura, la lessi in una libreria Feltrinelli anni fa, non so da quale libro o intervista è tratta ma ne rimasi molto colpito:

"Senza la parola, senza la scrittura dei libri, non c'è storia , non c'è il concetto di umanità. E se qualcuno vuole cercare di racchiudere in una stanza sola la storia dell'umanità e farla sua, può farlo solo collezionando libri. 
                                                                                                                                          Herman Hesse" 

Ragion per cui ho deciso che da oggi, inizio questo fantastico progetto, la lettura per me è un piacere al quale dedicare il giusto tempo, senza avere ansie di scadenze da rispettare. Nella lista sono presenti titoli molto impegnativi, sicuramente ci vorrà tantissimo tempo per portarli a termine, quindi voglio fare tutto con la giusta calma, leggerò con piacere nel tempo libero, e anche se alcuni libri della lista li ho già letti, li rileggerò volentieri. Per un viaggio del genere, bisogna dedicarci tutto il tempo necessario per poterlo assaporare fino in fondo.

Apro questo blog per aggiornare volta per volta il punto della situazione, scrivere i miei pensieri sulla lettura alla quale mi sto dedicando, le recensioni dei libri che leggo e per coltivare, nel migliore dei modi, una delle mie più grandi passioni.




Spero di invogliare qualcuno a cimentarsi in questo tipo di viaggio, perché penso che al mondo non ci sia niente di meglio della letteratura per arricchire la propria anima. Non mi resta altro da fare che dedicare una buona lettura a tutti.

Risveglio

Il suono della sveglia ti entra nella testa ancora ti rifiuti di svegliarti.  Lo senti arrivare da lontano  inesorabile ti penetra dentro il...