domenica 17 agosto 2014

Agatha Christie - Dieci piccoli indiani

Anche questo ha saputo catturarmi e nell'arco di due giornate l'ho portato a termine!


Note di copertina

Una casa misteriosa su un'isola deserta, lontana dal mondo. Dieci persone che non si sono mai conosciute prima, tutte accomunate da un inquietante passato, riunite sotto lo stesso tetto da una serie inspiegabile di inviti. Un'assurda filastrocca per bambini che ritorna ossessivamente, scandendo in maniera implacabile, come in un incubo dal quale è impossibile sfuggire, una serie spaventosa di omicidi. 
Un romanzo originalissimo, nel quale ciascuno dei protagonisti ricopre, contemporaneamente, il ruolo di investigatore, sospettato e probabile vittima.

Portarlo a termine è stato un vero piacere. La Christie è davvero una maga della suspence e del coinvolgimento. Non c'è stato modo di scollarmi dalle pagine. Anche questo, come Assassinio sull'Orient-express è un giallo che ho trovato per nulla scontato. Per ora ho letto davvero troppo poco di questo genere per poter avere un metro di paragone che mi permetta di saper giudicare meglio. Posso però confermare il piacere che ho provato nel portare a termine questa lettura. Il coinvolgimento è stato altissimo, di sicuro mi ha fatto scoprire una passione per i gialli che non pensavo di avere! Se qualcuno ancora non  ha letto questo capolavoro di Agatha Christie e ama i gialli, mi chiedo cosa ancora stia aspettando! Buona lettura!

sabato 16 agosto 2014

Agatha Christie - Assassinio sull'Orient-Express

Mentre ho iniziato la lettura di cent'anni di solitudine, tanto per sfogliare qualche pagina di questa collezione che sto facendo di Agatha Christie, ho iniziato a leggere le prime pagine di questo libro. Neanche a dirlo, due giorni e l'ho finito.


Note di copertina

L'Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell'immaginario collettivo degli appassionati della lettura poliziesca. Il merito, ancora una volta, è di Agatha Christie, la regina del giallo, e della sua creatura, l'impareggiabile Poirot. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, Poirot, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto. Infatti, mentre il treno è bloccato dalla neve, qualcuno dei passeggieri pugnala a morte il signor Rachett, un ricco americano.
L'assassino deve per forza nascondersi tra i viaggiatori, ma nessuno di loro sembra aver avuto alcun motivo per commettere il crimine. Toccherà a Poirot il compito di svogliere le indagini e di risolvere brillantemente il caso.

Ora bisogna che premetta una cosa, a parte qualche racconto di Sherlock Holmes e un paio dei suoi romanzi (Sherlock lo adoro), il giallo, non mi ha mai attirato più di tanto. Sinceramente lo snobbavo e mai quanto adesso sono costretto a ricredermi. Ho iniziato questa collana della Christie proprio per dare una possibilità a questo genere. Mi sento di dover ammettere che mi sbagliavo, anche i gialli hanno molto da dire. Ho iniziato la lettura di questo libro per caso, non avevo intenzione per ora di leggerlo. Senza rendermene conto, iniziando per curiosità solo dall'incipit, l'ho voluto finire a tutti i costi. Senza aggiungere nulla sulla storia che non sia riportato sulle note di copertina dico la mia. Il romanzo è stato terribilmente coinvolgente, forse è questa la qualità dei gialli, l'essere tanto presi dalla storia da voler a tutti i costi proseguire per scoprirne la soluzione. Con me, l'assassinio sull'Orient-express, immagino mostro sacro tra i gialli, ci è riuscito benissimo. Mi sono fin da subito affezionato alla figura di Poriot, buffo investigatore dai modi alquanto strani. Non ho trovato affatto banale l'evolversi della storia e della sua inevitabile e per niente scontata risoluzione. Tutt'altro, ne sono rimasto davvero soddisfatto e tra me e me mi son detto: avanti col prossimo!

lunedì 11 agosto 2014

Tutti a Macondo con Marquez

Come decima lettura della lista ho deciso di leggere questo capolavoro da premio nobel di Gabriel Garcìa Marquez, Cent'anni di solitudine. Mi ero ripromesso che fosse il prossimo libro in onore dello scrittore che poco tempo fa è venuto a mancare, lasciando un grande vuoto nel panorama della letteratura mondiale.


Note di copertina

Da Josè Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle pergamene dello Zingaro Malquìades finalmente decifrate: cent'anni di solitudine di una grande famiglia i cui componenti vengono al mondo, si accoppiano e muoiono per inseguire un destino ineluttabile, in attesa della nascita di un figlio con la coda di porco. Pubblicato nel 1967, scritto in diciotto mesi, ma "meditato" per più di tre lustri, Cent'anni di solitudine rimane un capolavoro insuperato e insuperabile, che nel 1982 valse al suo autore l'assegnazione del premio Nobel per la letteratura. Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da una tensione narrativa fondata su un linguaggio portentoso e su una fantasia prodigiosa, Gabriel Garzia Marquez ha saputo rifondare la realtà e, attraverso Macondo, creare un vero e proprio paradigma della solitudine. In questo universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, galleggia una moltitudine di eroi predestinati alla sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la sensatezza dei personaggi femminili. Su tutti domina la figura del colonnello Aureliano Buendìa, il primo uomo nato a Macondo, colui che propose trentadue insurrezioni senza riuscire in nessuna, che ebbe diciasette figli maschi e glieli uccisero tutti, che sfuggì a quattordici attentati, a settantatré imboscate e a un plotone di esecuzione per finire i suoi giorni chiuso in un laboratorio a fabbricare pesciolini d'oro.



domenica 10 agosto 2014

Dostoevskij - L'idiota


E' stata una lunga lettura e molto travagliata, ma alla fine ce l'ho fatta. Sono riuscito a portare a termine questo corposo volume e la soddisfazione è tanta. E' il mio primo libro di Dostoevskij che leggo e di sicuro non sarà l'ultimo. Sono molto contento di averlo letto. Questo scrittore si merita di essere considerato un mostro sacro della letteratura mondiale. I russi possono davvero andarne fieri e ricercarne i valori, soprattutto in questo periodo molto teso. Ma questa non è assolutamente la sede adatta per discutere di queste cose, qui si parla di libri, di passione per la letturatura. Passiamo quindi a scrivere la mia personalissima opinione su questa lettura dallo stile classico impareggiabile.
Infatti, è proprio dallo stile che voglio cominciare.In principio, avevo idea che questa lettura sarebbe stata difficile e particolarmente pesante, ero molto prevenuto prima di aprire il libro e scoprire che invece la lettura risultava essere assai piacevole e di una scorrevolezza incredibile. Certo la mole spaventa, ma col senno di poi devo riconoscere che mi sbagliavo. L'idiota quasi si fa leggere da solo. Davvero un grande scrittore che con la sua semplicità è riuscito a dipingere con mano ferma quell'affascinante affresco della società russa di fine Ottocento. E' stato poi impossibile non affezionarsi al principe Myskin, che con la sua semplicità d'animo, la sua passione, il suo modo di essere romantico, incredibilmente buono e immensamente ingenuo risulta essere un "idiota agli occhi di tanti ma incredibilmente ammaliante per tutti quelli che lo circondano. Il suo sproloquio sulla pena di morte è da antologia (qui si è sentita tutta l'esperienza diretta di Dostoevskij), a mio parere tutto il libro vale la pena leggerlo solo per quella parte. Incredibilmente sincera e descritta con una semplicità disarmante è di una profondità unica. Da far leggere a chi, ancora oggi, è favorevole a questa barbarica pratica.
Incredibile anche il modo in cui prendono vita i personaggi di contorno, con le loro inquietudini, le loro passioni malate, le loro gioie, le loro paure e i loro sogni. Questo è un libro che va assolutamente letto almeno una volta nella vita. Portarlo a termine è stata una grande soddisfazione, sento di consigliarlo a tutti quelli che hanno la passione per questa grandissima cosa che è la letteratura. 

Pascal Marcier - Treno di notte per Lisbona

Ieri sera, preso dall'euforia della lettura, ho portato a termine la lettura di questo capolavoro contemporaneo di Pascal Marcier (Peter Bieri). Lo consiglio a tutti! 


Note di copertina
Voleva veramente buttarsi dal ponte la donna trattenuta da Raimond Gregorius, compassato insegnante svizzero di lingue morte? Gregorius non sa nulla di lei, se non che è portoghese. Basta però quella parola a dare un nome all'inquietudine che da tempo lo agita e in cui l'episodio lo ha precipitato. Qualche tempo dopo, complice la scoperta in una libreria antiquaria delle opere di un enigmatico scrittore lusitano, Amadeu Ignacio de Almeida Prado - coraggiosa figura di medico intellettuale dissidente durante il regime di Salazar -, l'altrimenti prevedibilissimo professore prende un treno diretto a Lisbona, dove spera di ritrovare le tracce del misterioso autore che tanto ha colpito la sua fantasia.

Pascal Marcier (Berna 1944) è lo pseudonimo con cui Peter Bieri, docente di Filosofia della Freie Universitat di Berlino, firma le sue note di narrativa. Ha pubblicato numerosi romanzi. Nel 2007 con Treno di notte per Lisbona ha vinto il Premio Grinzane Cavour. Nel 2008 per Mondadori è uscito Partitura d'addio.

Ed ora finalmente la mia personalissima opinione. L'unica critica che sento di muovere a questo libro è rivolta solamente alle Note di copertina, giuro che non le riesco a mandare giù, le trovo scritte malissimo e, se non fosse stato per il film, non lo avrei mai comprato. Infatti è stato proprio grazie al film che mi sono accostato a questa lettura e devo dire che ne sono rimasto ammaliato e gratificato. Ovviamente il libro è di gran lunga più bello del film, quando mai succede il contrario? Fatto sta che anche il film non mi è dispiaciuto affatto e rispecchia molto bene l'anima del libro. Anzi le anime. Esatto perché in questo libro, scritto in magistralmente, veniamo totalmente catturati dalla vita dei due protagonisti. Abbiamo Gregosius, un insegnate svizzero di lingue antiche, e Amadeu Prado, aristocratico medico portoghese. Due anime e due libri. Già, perché la vita tormentata di Amadeu la viviamo e la ripercorriamo grazie un libro di cui Gregorius viene in possesso. Le Parole scritte da Prado risvegliano un qualcosa di nascosto nell'animo dell'insegnante, tanto da fargli mollare tutto e partire per Lisbona alla ricerca del medico. Inizia così un viaggio nel tempo, un viaggio nel passato di Amadeu che allo stesso tempo è anche un viaggio alla scoperta di se stesso. Solo che l'aristocratico è morto molti anni prima. Più Gregorius scopre della vita del medico portoghese, grazie a tanti personaggi che hanno fatto parte della vita di Prado, e più si rende conto di quanto la sua vita stia man mano cambiando verso un'altra direzione.
Leggendo questo libro mi sono terribilmente affezionato a questi due personaggi, che in fondo, hanno tanto in comune. Sono descritti tanto bene che mi sarebbe piaciuto molto conoscerli nella vita reale se fossero esistiti veramente. I loro pensieri sono tanto introspettivi da venirne risucchiati. Un vortice di parole che non fanno altro che arricchire il lettore e farlo riflettere su tante cose. Leggendo il libro si capisce benissimo che lo scrittore è un insegnante di filosofia. Una lettura che ha tanto da dare e una volta portata a termine ci si sente con tanto in più. Ci si sente l'anima e lo spirito arricchiti e neanche noi alla fine della lettura siamo più gli stessi. Ovviamente è una mia personalissima opinione e quindi, lode a questo scrittore che è riuscito, nel panorama contemporaneo, a far uscire un capolavoro del genere, con quel tocco e quel sapore dei libri classici che non muoiono mai.


venerdì 8 agosto 2014

Murakami - Kafka sulla spiggia

Dopo tanto di quel tempo rieccomi su queste pagine. Torno a scrivere dopo molto tempo. In fondo sento di essere giustificato poiché, nonostante lo stress inevitabile di questi mesi appena trascorsi, ho trascorso il più bel periodo della mia vita. Mi sono sposato con la donna che amo con tutto me stesso e ho trascorso la più bella vacanza della mia vita in viaggio di nozze. Tra Cina, Tibet e Thailandia, a farmi compagnia, non poteva mancare una piacevole lettura. In aereoporto, prima di partire ho acquistato questo titolo e nella settimana di relax che ho trascorso sull'isola di Koh Samui, l'ho letteralmente divorato.


Note di copertina

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l'ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell'incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l'affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l'androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. "Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell'assurdo".


Passiamo ora alla mia personalissima opinione. Murakami mi piace da morire. Il suo stile sobrio ti tiene incollato alle pagine e ti invoglia a proseguire nella lettura. Quante volte mi era capitato di pensare, "un altro capitolo e poi basta" e invece continuavo a leggere con tanta di quella avidità  che, se avessi potuto, lo avrei anche letteralmente divorato. I protagonisti di questo romanzo sono quanto di meglio questo scrittore poteva creare. Un ragazzo maturo e introspettivo con una profondità d'animo che non ci si aspetta da qualcuno della sua età, un vecchio con l'animo di un bambino, dolce e piacevole la sua compagnia. Due destini che inevitabilmente devono incrociarsi. Personaggi di contorno dipinti sapientemente, con personalità uniche, si vorrebbe tanto conoscerli di persona e trascorrere del tempo con loro a discorrere sul senso della vita. Infine poi, Murakami ha quel tocco surreale che riesce caparbiamente a inserire nei suoi romanzi, senza essere invadente: è magnifico. Riesce ad arricchire la storia in maniera piacevole e coinvolgente. Senza cadere nelle banalità. E' il suo secondo libro che leggo, il primo è stato Norwegian Wood che presto recensirò su queste pagine e seppur meno surreale, è altrettanto bello.

Risveglio

Il suono della sveglia ti entra nella testa ancora ti rifiuti di svegliarti.  Lo senti arrivare da lontano  inesorabile ti penetra dentro il...