venerdì 30 agosto 2013

06: Yasunari Kawabata - Il suono della montagna


Ed eccoci arrivati alla conclusione di questo meraviglioso libro, mi è piaciuto davvero tantissimo, anche in questo c'è tutto quello che cerco in una lettura. E' una lettura che stimola davvero la riflessione su se stessi, scorrendo con le pagine si rimane incantati da tanta "semplicità" e "profondità" allo stesso tempo.
Il protagonista, Shingo, è un uomo di sessantadue anni, con uno spiccato spirito di osservazione, molto introspettivo, ha dentro di se molto di più di quel che fa apparire. I suoi profondi pensieri nascono da semplici gesti quotidiani, da semplici azioni come una commissione, dai sogni o anche semplicemente dal tono della voce. 
Dietro la vita quotidiana di una famiglia giapponese l'autore ha creato un contesto dove dar vita ad un personaggio come Shingo. E' incredibile come Kawabata sia riuscito a rendere tanto profondi i pensieri di questo sessantaduenne, lo ha reso tanto umano da sembrare reale, sarebbe bello prendere una tazza di tè preparata da Kikuko insieme a Shingo e conversare con una persona tanto stimolante, difficile da trovare nella vita di tutti i giorni.
Leggendo i pensieri di Shingo si rimani incantati da tanta profondità e riflessione, dietro ogni cosa sembra esserci sempre un significato più ampio, spesso nella lettura si rimane colpiti dai suoi sogni, quasi fossero presagi, il significato che ne dà, è così introspettivo e profondo da rimanere sbalorditi da un animo tanto sensibile a ciò che lo circonda.
Penso che questa sia una di quelle letture che ti arricchiscono l'anima e che si rileggono davvero con vivo piacere, con una certa dose di calma e tranquillità in un'ambiente sereno. Il massimo sarebbe leggerlo in campagna, meglio ancora in montagna, magari al chiaro di luna tentando di ascoltare proprio il suono della montagna.

"Ascoltare le campane mentre si ammirano dal soggiorno i fiori di ciliegio, una domenica di aprile...A Shingo l'idea era sembrata colma di pace e tranquillità."




lunedì 26 agosto 2013

Ultimo acquisto fresco fresco...

Entra questa pietra miliare a far parte della mia collezione. Ci ho sempre girato intorno e ho sempre voluto acquistarlo, mi aveva da sempre attirato ed ero molto contento quando ho visto che fa parte della lista, motivo in più per procurarmelo, è stato davvero un bel regalo...


Alla ricerca del tempo perduto - Marcel Proust



martedì 20 agosto 2013

Il suono della montagna

Ho iniziato la lettura di questo libro qualche giorno fa e ne sto rimanendo piacevolmente sorpreso dalla sua profondità. Senza anticipare nulla, mi accingo solo a scrivere le note di copertina di questa lettura, anch'essa scoperta grazie al viaggio che ho deciso di intraprendere!


Yusanari Kawabata
Il suono della montagna

Il suono della montagna, apparso nel 1949, è considerato, con Il paese delle nevi, il maggior romanzo di Kawabata, Premio Nobel 1968 per la letteratura, tra i massimi rappresentanti della narrativa giapponese. Il personaggio centrale del libro è Shingo, uomo sensibile e inquieto, assorto nei sogni e nelle tristezze del passato, nei terrori e nelle premonizioni del presente. Di fronte alla decadenza inarrestabile della sua vita e della sua famiglia, Shingo si lega sempre più strettamente a Kikuko, la giovane e infelice moglie di suo figlio, una donna dall'intelligenza spiccata, che ha in sé qualcosa di delicato. I misteriosi segnali della natura, il "suono della montagna" (un suono come un vento lontano o come un rimbombo della terra), un riccio di castagna che cade dall'albero, mentre vengono scambiate le coppe di sakè rituale, sono, nella vita di Shingo, un incitamento, come se si trovasse a un punto cruciale, come se fosse giunto il tempo di decidere. Sotto la superficie di una cronaca famigliare scandita da riferimenti precisi alla vita d'ogni giorno, Il suono della montagna è un'elagia esistenziale insieme una narrazione suggestiva e rivelatrice di un'arte alle soglie di una misteriosa perfezione.


Yusanari Kawabata (1899-1972), il primo autore giapponese insignito del Premio Nobel per la letteratura, esordì negli anni venticon scritti per riviste d'avanguardia. Nel 1926 attrasse l'attenzione della critica con il racconto lungo La ballerina della provincia di Izu, ma divenne celebre con Il paese delle nevi, iniziato nel 1934 e completato nel 1947.



05: Nikos Kazantzakis - Zorba il greco



Finalmente ho finito questa bellissima lettura alla quale avrei voluto dedicare più tempo e quindi, finirla prima. Scrivo questa recensione con entusiasmo e con non poche difficoltà, il libro mi ha davvero coinvolto molto, dentro c'è tutto quello che cerco e mi aspetto da una lettura. Difficile descrivere quello che c'è in questo libro in poche righe.
Si rimane incantati ad ascoltare le storie di Zorba, ricche di significato e che arrivano dritte al cuore. Mentre andavo avanti con la lettura ero li, di fronte ad un fuoco sulla spiaggia ad ascoltare la vita di questo stravagante uomo. C'è tanta di quella filosofia in tanta semplicità da rimanere spiazzati, Zorba, rappresenta la libertà nel più grande dei suoi significati. Un uomo libero e sempre con le ali ai piedi.
L'unico modo che trovo per far capire in che modo questo personaggio arriva dritto al cuore, è citare proprio le parole stesse di Zorba; mano mano che andavo avanti con la lettura ho appuntato alcuni discorsi, non solo di Zorba, che sono riusciti a farmi vibrare l'anima, a farmi sentire parte di qualcosa di più grande:

" 'Ehi, nonnino' , gli faccio, 'pianti un mandorlo?'. E lui, curvo com'era, si voltò e mi disse: 'Io, figliolo, mi comporto come se fossi immortale!'. 'E io' , gli risposi, 'mi comporto come se dovessi morire da un momento all'altro'. Chi dei due aveva ragione, padrone?"

"E quest'acqua rossa che cos'è, padrone? Dimmelo. Un vecchio ceppo butta i rami, spuntano dei grappoletti acidi, col passare del tempo il sole li cuoce, diventano dolci come il miele, e allora la chiamiamo uva; la pigiamo, tiriamo fuori il succo, lo mettiamo nelle botti dove fermanta da solo, le apriamo il giorno di San Giorgio il Bevitore , in ottobre, ed esce il vino! Che miracolo è questo? Lo bevi questo succo rosso, e l'anima s'ingrandisce, la vecchia pellaccia non la contiene più, sfida a duello Dio. Che roba è mai questa, padrone, sai dirmelo?

"No, non credo in -quante volte te lo devo dire? Non credo in niente e in nessuno, soltanto in Zorba. Non perché Zorba sia migliore degli altri, per niente, ma proprio per niente! E' una belva anche lui. Ma credo in Zorba perché è solo su di lui che ho potere, è lui solo che conosco, tutti gli altri sono fantasmi. Quando morirò io, moriranno tutti. L'intero mondo di Zorba sprofonderà!"

"'Quest'uomo' , pensai, 'non è andato a scuola, e il suo cervello non si è guastato. Ha visto e ha fatto e ha subito molte cose, la sua mente si è schiusa, il suo cuore si è ampliato senza che lui abbia perso la sua originaria valentìa. Tutti i problemi che a noi sembrano complessi lui li risolve con un colpo di spada, come il suo compatriota Alessandro Magno. E' difficile che sbagli, perché posa tutto intero, dai piedi fino alla testa, per terra. Gli africani selvaggi adorano il serpente perchè l'intero suo corpo tocca la terra, e così ne conosce tutti i segreti. Li conosce con il ventre, la coda, i genitali, la testa. E' in contatto con la Madre, si mescola con essa. Anche Zorba è così. Noi intellettuali siamo gli sciocchi uccelli dell'aria'. "

"Ho già i capelli bianche, padrone, cominciano a dondolarmi i denti, non ho più tempo da perdere. Tu sei giovane, puoi ancora avere pazienza, io no. Ma per Dio, più invecchio e più divento selvaggio! Cosa mi vengono a dire che la vecchiaia rende l'uomo più mansueto? Che il vigore dell'uomo si affievolisce , che vede arrivare la morte, allunga il collo e dice: 'Tagliami la gola, per favore, così divento santo'? Io più invecchio e più mi ribello. Non mi rassegno, voglio conquistare il mondo!".

"Restammo entrambi fino a tardi intorno al braciere in silenzio. Ebbi un'altra conferma di come la felicità sia una cosa semplice e frugale - un bicchiere di vino, una castagna, un misero braciere, il rumore del mare; nient'altro. Per rendersi conto ce tutto questo è felicità serve soltanto un cuore semplice e frugale."

"Come un bambino, vedeva anche lui tutte le cose per la prima volta, e si stupiva continuamente e faceva domande, e tutto gli sembrava un miracolo, e ogni mattina quando apriva gli occhi e vedeva gli alberi, il mare, le pietre, un uccello, rimaneva con la bocca spalancata. Cos'è questo miracolo?, gridava. Che cosa vuol dire albero, mare, pietra, uccello?"

"Mi sono liberato della patria , mi sono liberato dei preti, mi sono liberato dei soldi, passo al setaccio le cose. Più passa il tempo, e più setaccio le cose; mi alleggerisco. Come faccio a dirtelo? Mi libero, divento uomo." 

"La patria, dici... Credi alle frottole che scrivono i tuoi libri... Da' retta a me, piuttosto; finché esisterà la patria, l'uomo resterà un animale, una bestia selvaggia... Ma grazie a Dio mi sono liberato, liberato, è finita! E tu?".

Mi fermo qui, ci sarebbe tanto altro da scrivere ma rischierei di rovinare a qualcuno il gusto della lettura. Questo libro è davvero uno di quelli da leggere e rileggere, ci scommetto la testa che ad ogni lettura, Zorba avrà sempre qualcosa di nuovo da dire, e se riusciamo ad essere più semplici e a saper apprezzare nella vita la semplicità, scopriremo che la felicità è proprio alla portata di tutti. Penso sia questo il messaggio che vuole lasciare questo libro. Questa è una di quelle letture che ti arricchiscono dentro e che non bisogna lasciarsi scappare. Non posso che consigliare la lettura di questo capolavoro e ringrazio con tutto il cuore l'aver intrapreso questo viaggio di cento letture, senza le quali non avrei mai e poi mai conosciuto questo libro.
Porterò sempre nel cuore il ricordo di questo personaggio, di questo uomo, con la consapevolezza di poterlo sempre ritrovare ogni volta in queste pagine.
Ciao Zorba, a presto.

Buona lettura!

Note di copertina


giovedì 8 agosto 2013

Ultimo arrivo

Quando entro in una libreria è come se entrassi in un mondo parallelo, sento di essere in un luogo sacro, quasi mistico, mi piace stare in mezzo ai libri, prenderli, sfogliarli, leggere qualche riga e far passare anche ore. Mi fa sentire appagato.
Alla fine oggi il mio acquisto si è orientato verso questo titolo che mi ispirava parecchio e leggendo l'introduzione non ho avuto più dubbi sulla mia prossima lettura.
Entra a far parte della mia collezione anche Il suono della montagna di Yasuri Kawabata e ringrazio la lista senza la quale non sarei mai venuto a conoscenza di un titolo del genere.


venerdì 2 agosto 2013

Ed ecco il quinto, Zorba il greco


Non appena finita la lettura di Whitman ho iniziato la lettura di questo libro, ad esser sincero, non ne sapevo assolutamente l'esistenza se non fosse nella lista. Ho deciso questa come lettura essendo da poco stato in Grecia, e per tenerla ancora viva nel mio cuore mi sembra che sia stata la scelta più ovvia da fare. 

Note di copertina

Un cuore forte come la montagna, calze color melanzana, un vecchio arcangelo ribelle, un clefta, brigante profeta dai riccioli grigi che raschia l'osso dell'agnello alla brace per leggere il domani, che puntella la sua baracca e se la ride della tormenta del nord. Perché un uomo vero sta a fronte alta davanti alla Necessità, e perfino a Dio: tutto questo è, e sempre sarà, Zorba il greco, mani e gambe che diventano ali nella danza leggendaria sulla spiaggia. Zorba l'operaio insegna al giovane amico, l'intellettuale, a vedere le cose con ardore, come se fosse sempre la prima volta. Un uomo si forma con il ritmo che batte nel cuore del vino, da agnello a leone, da leone a drago: così la pensa Zorba, sullo sfondo di una Creta pietrosa senza tempo. E la passione del vivere che gli fermenta dentro ci contagia, ci travolge con l'ottimismo. Scintillante come sotto le cure di un  restauratore d'arte, questa nuova versione del più famoso romanzo greco ci lega fatalmente a Zorba e al suo mondo. Sarà la storia d'amicizia senza ma e senza se, come deve essere, rude e vergine, simile ai gesti ai sogni, al ragionare del fiabesco greco.

Prima traduzione integrale dal greco

04: Walt Whitman - Foglie d'erba

Note di copertina

"Io sono il poeta del corpo,
e sono il poeta dell'anima.
Io sono colui che cammina
 con l'avanzare della tenera notte"

Nel 1855 Walt Whitman, il grande poeta dell'anima americana dava alla luce le prime Foglie d'erba, ovvero le prime poesie che comporranno la raccolta di una vita. I testi furono immediatamente amati dal grande Ralph Waldo Emerson, che li definì "l'esempio più straordinario di intelligenza e di saggezza che l'America abbia sin qui offerto". Il grande edificio delle Foglie d'erba crescerà, una zolla dopo l'altra, una poesia dopo l'altra, una edizione dopo l'altra, per tutta la vita di Whitman. Solo sul letto di morte il poeta mise la parola "fine" a questa raccolta, ricca come una vita umana e sconfinata come la natura che tanto amava. La prima edizione resta tuttavia la testimonianza più viva della novità della poesia di Whitman, di quella superiore indifferenza alle rigidità della metrica classica, di quello slancio che lo renderanno unico e ne garantiranno l'immortalità artistica.

Walt Whitman (Huntington, New York 1819 - Camden, New Jersey, 1892) è considerato il padre del modernismo e il fondatore della nuova poesia americana. Fu cantore della libertà (ma anche della sessualità e dell'omosessualità) e di un ideale visionario che pone l'uomo come momento centrale rispetto al senso di percezione e comprensione delle cose. Cantò, soprattutto, l'essenza di quello che diventerà successivamente il sogno americano. Dalla sua opera proviene la celeberrima ode che inizia con il verso "O capitano! Mio capitano!"(filo conduttore del film L'attimo fuggente).



Devo ammetterlo, finire questo libro di poesie è stato duro. Con questo però non voglio assolutamente minare la qualità delle poesie e la bellezza e le emozioni che sanno suscitare. Sarà anche difficile scriverne una recensione.
Procediamo quindi con calma, dall'inizio, proprio dall'introduzione, Alessandro Ceni è il curatore di questa edizione, traduzione compresa. Mi è sembrata scritta da un intellettuale criptico, piena di paroloni e riferimenti per far vedere quanto, chi l'ha scritta, fosse preparato sull'argomento. Mi ha dato l'idea di mettere più in mostra se stesso piuttosto che presentare un autore e le sue poesie che hanno influenzato generazioni di scrittori e poeti. Per due volte ho rinunciato alla lettura dell'introduzione ma alla terza, con fatica sono riuscito a finirla e il mio parere non è certo cambiato.
Passiamo ora alla traduzione. Anche questa mi ha dato molto da pensare, fortuna che in questa edizione è presente il testo originale a fronte. Anche qui il curatore non l'ho trovato eccelso, non so perchè, forse per apparire erudito o forse perchè, essendo poeta anche lui, ha voluto a tutti i costi metterci del suo in una composizione di poesie tanto importante come questa.
Quindi a parte questi difetti che ho riscontrato in questa edizione passiamo a commentare l'anima di questo libro che, nonostante tutto, brilla e fa sognare.
Molto atipica come raccolta di poesie, questa edizione è la prima in assoluto che usci nel 1855 ed è stata aggiornata e riveduta dall'autore stesso per ben nove volte, fino alla sua morte. Ci troviamo di fronte ad un opera di tutta una vita e la possiamo apprezzare nella sua prima forma, appena nata direi.
La prima parte del testo è un'introduzione scritta da Withman che elogia la sua Patria, l'America, sogno di libertà e l'uomo centro del tutto. Poi inizia la raccolta di poesie che prendono il loro titolo dal primo verso con le quali sono composte. Tali, proprio per la loro inusuale composizione si discostano molto dalla metrica classica alla quale si era abituati in quel periodo storico. Segno di innovazione nella poesia di quel tempo. Qui sono presenti versi da far veramente vibrare l'anima. Per rendere l'idea vorrei segnalarne alcune:

"Quest'oggi prima dell'alba son salito su un colle e ho
osservato la moltitudine del firmamento,
E ho detto al mio spirito, Quando saremo avvolti in quelle 
sfere e nel piacere e nella conoscenza d'ogni cosa in esse,
saremo dunque sazi ed appagati?
E il mio spirito disse No, si pareggia quel rialzo 
per superarlo e continuare oltre."


"A me pare che ogni cosa nella luce e nell'aria dovrebbe 
essere felice;
Chiunque non è nella bara e nella buia terra, sappia 
che ha abbastanza."


"Il maschio non è meno dell'anima. né più...egli pure è al
posto suo,
Egli pure è tutte le qualità...è azione e potenza...il rigoglio
dell'universo conosciuto è in lui.
Sdegno assai gli s'addice e appetito e sfida assai gli
s'addicono.
Le più feroci più vaste passioni...beatitudine somma
e somma afflizione assai gli s'addicono...orgoglio è
per lui,
Il picco d'orgoglio dell'uomo è calmante ed eccellente
per l'anima;
Conoscenza gli s'addice...sempre gli piace...tutto 
sperimenta su di sé,
Qualsiasi sia l'indagine..qualsiasi sia il mare e la vela,
egli getta scandagli infine soltanto qui,
Dove altrimenti getterebbe scandagli se non qui?"


"Tu pensi che sarebbe bello essere scrittore di versi
melodiosi,
Be' sarebbe bello essere scrittori di versi melodiosi;
Ma cosa sono i versi oltre l'armoniosa indole che può darsi 
tu abbia?...od oltre bei modi e comportamenti?
Od oltre il virile o affettuoso atto d'un apprendista?...
o d'una vecchia?...o d'uomo che è stato in prigione 
o è probabile sia in prigione?"

Questi sono solo alcuni dei versi che compongono questa bellissima opera, un opera che ruota intorno all'uomo, alla libertà, alla natura, alla grandezza dell'anima e dello spirito, al piacere, all'amicizia, ai sogni, all'amore...in questa raccolta c'è tutto, e come il frutto più buono e succoso bisogna saperlo cogliere. 
Come dicevo in un articolo precedente sulla poesia, quando la si legge, bisogna saperla assaporare, come se fosse un vino prelibato, centellinata e sempre a portata di mano. Forse è per questo che ho faticato molto a finire questo libro, avevo troppa fretta e la poesia penso vada letta con la giuste dose di calma, senza fretta di finirla, altrimenti si rischia, come è successo a me, di faticare per portare a termine una lettura, che sono sicuro sarebbe stata più piacevole se gustata con più tranquillità! Di sicuro terrò questo libro sempre vicino a me e lo rileggerò volentieri di tanto in tanto, anche solo qualche verso per poterne assaporare la sua bellissima essenza e arricchire, rimanendo in tema, la mia anima e il mio spirito.

In conclusione mi sento di consigliare Foglie d'erba ma sconsiglio questa edizione dei I Classici Universale Economica Feltrinelli. Non ne sono rimasto molto contento.

Risveglio

Il suono della sveglia ti entra nella testa ancora ti rifiuti di svegliarti.  Lo senti arrivare da lontano  inesorabile ti penetra dentro il...