-Finalmente sei tornato amore mio, ti stavo
aspettando...-
Lei era in cima ad una collina distesa sull'erba e
coperta solamente con un grande scialle di cotone trasparente che
faceva intravedere tutte le sue perfette nudità. Tese le braccia
verso l'uomo che si stava avvicinando con lunghi passi affaticati.
- Ho avuto una giornata molto pesante al lavoro
amore mio, non vedevo l'ora di tornare tra le tue braccia -.
Fecero l'amore sotto un sole primaverile e poi
stretti forte l'uno all'altra si sussurravano parole di amore eterno.
Mangiarono quel poco che avevano dietro e poi insieme andarono a
visitare una nuova città, navigarono lungo un fiume e si rincorsero
nei boschi con una dolce melodia di sottofondo, tutto era idilliaco.
Poi si svegliò.
Come tutte le mattine, l'uomo scuro in volto,
tornava brutalmente alla realtà. Guidato dall'irritante suono della
sveglia e strappato via da quel mondo di sogno che per anni era
riuscito a crearsi solo per lei. Mentre i suoi pensieri erano rivolti ancora a lei,
cominciò ad alzarsi. Mangiò per colazione gli avanzi della sera
prima e preparò del caffè mentre iniziava a vestirsi. C’era
qualche bottiglia di birra sparsa per casa con ancora qualche fondo
non bevuto che mandò giù insieme al caffè. Il suo riflesso allo
specchio era quello di un uomo trascurato, la barba di molti giorni
non fatta e un aspetto curvo che incuteva la più completa
indifferenza. Odiava il suo aspetto, odiava vedersi riflesso allo
specchio, nei suoi sogni non si vedeva mai riflesso, nei sogni gli
specchi non riflettono mai e di questo ne era felice.
Uscì di casa per andare a lavoro, ignorato come
sempre da chi incrociava, nemmeno il portiere del palazzo gli faceva
mai un saluto. Era un fantasma, ma per lui andava bene così, non era
questa la sua vita, non era questo il suo mondo. I sogni erano la sua
vita e lei il centro del suo universo. Lei che nella realtà non
sapeva neanche il suo nome, ma che importanza può avere un nome in
questo squallido mondo di passaggio. La vita per lui era diventata
quell'arco di tempo che intercorre tra un sogno e un altro.
La donna con cui aveva deciso di vivere nei suoi
sogni non poteva neanche definirsi una collega. Lui lavorava nel suo
stesso albergo, ma mentre lei si occupava di ricevere i clienti e
farli accomodare, lui era l’addetto alle pulizie, i bagni toccavano
sempre a lui, fetidi e nauseabondi tutti i giorni. Si incrociavano
raramente in albergo e fu per caso che lei entrò nei suoi sogni, per
un semplice sguardo che gli diede più per curiosità che per altro.
Da quel giorno quello sguardo entrò per sempre nei suoi sogni e
diede un senso alla sua vita anno dopo anno. Dopo quello sguardo non
ce ne fu mai più nessun altro, ma di questo non gli importava
affatto. Sapeva che lei lo aspettava sempre nei suoi sogni, sapeva
che era sua e che insieme, ogni fantasia, ogni desiderio, ogni follia
poteva essere esaudita.
Fu mentre puliva un bagno che la sua attenzione fu
catturata da dei mugolii provenienti da un ripostiglio vicino alla
stanza in cui si trovava. La curiosità di vedere di cosa si
trattasse lo fece avvicinare con cautela alla porta del ripostiglio,
senza farsi sentire aprì lentamente la porta e ciò che vide gli
fece scattare una molla nella testa. Davanti a lui c'era la donna dei
sui sogni che da dietro si faceva montare selvaggiamente da un suo
collega. Con una calma innaturale e facendo attenzione a non far
rumore l'uomo andò a prendere nel corridoio poco distante un
estintore e con passi lenti tornò verso il ripostiglio. Fu questione
di un attimo. Un colpo sordo sulla testa e lei si ritrovò parti di
cervella sulla schiena, quando si accorse di quello che era successo
un urlo isterico si levò per tutto l’albergo.
Ciò che accadde dopo fu del tutto prevedibile,
l'uomo venne arrestato, nessuno sapeva niente sul suo conto, non aveva
amici, non parlava con nessuno e da quel giorno non parlò più del
tutto. Non riusciva più a sognare. Il suo aspetto si fecce ancora
più cupo. Occhiaie tremende gli dipingevano occhi tetri. I medici lo
dichiararono instabile mentalmente e un individuo pericoloso per la
società. La corte di giustizia gli diede la pena di morte e dopo un
mese dal processo in cui fu dichiarata la sentenza, di fronte alla
famiglia della vittima, steso e legato sul lettino dove l'iniezione
fatale lo avrebbe fatto addormentare per sempre, aspettava
impassibile, noncurante di ciò che gli stava accadendo; aveva un
solo pensiero nella mente. Non era più riuscito a sognarla, aveva
smesso di fare sogni e del resto non gli importava più nulla. Era
diventato un vegetale e non gli importava più di vivere. Se non
poteva più sognare la sua vita non aveva più nessuna importanza.
Aspettava solo la fine.
Il medico che stava per porre termine alla vita del
condannato, spiegò ai familiari della vittima che la procedura si
sarebbe svolta con due iniezioni, la prima lo avrebbe fatto
addormentare e la seconda gli avrebbe fermato il cuore. Fu durante la
prima iniezione che lei tornò a far parte dei suoi sogni, ed un
sorriso gli si dipinse sul volto mentre dolcemente si addormentava.
- Finalmente possiamo stare insieme per sempre amore
mio.
Novembre 2016