Alla fine ci sono riuscito, ho finito Moby Dick di Melville.
La lettura di questo libro è stata per me una tra le più
travagliate che possa ricordare. Mi ci sono voluti anni per portarla
a termine. La iniziavo e la lasciavo, la ricominciavo e la
riabbandonavo e non c’era verso per me di portarla a termine. Non
perchè non mi piaceva, se devo essere sincero non ho una risposta
precisa al motivo per cui proprio non riuscivo mai a finire questo
libro. Eppure ha uno stile che mi piace da morire e Merville è
davvero uno scrittore fantastico.
Mi si passi il termine, sono stato un po’ paraculo nel leggere
questo libro anche perchè più che leggerlo l’ho ascoltato. Da
qualche mese ho attivato il servizio di Amazon: Audible.
Con la nascita del secondo figlio, il già poco tempo libero che
avevo a disposizione per leggere si è quasi del tutto azzerato e
visto che non riesco proprio a vivere senza leggere, la soluzione
degli audiolibri è stata la scelta migliore che avessi mai fatto.
Siccome passo molto tempo in macchina nel traffico quotidiano,
ascoltare un libro aiuta molto a rendere quei momenti più piacevoli.
Audible è sicuramente la soluzione migliore per chi ama leggere ma
ha poco tempo per farlo.
Passiamo ora alla lettura in questione. Prima però devo fare una
ulteriore premessa. Un audiolibro, per essere godibile, deve
necessariamente essere ben interpretato. IL narratore ha un ruolo
fondamentale altrimenti ciò che si ascolta, per quanto interessante,
diventa noioso e straziante.
Non è il caso di questa lettura disponibile su Audible.
L’edizione che ho scaricato è la versione integrale tradotta da
Alberto Rossatti e letta da Piero Baldini, un attore di teatro che è
stato capace di tenere alto l’interesse anche nelle parti meno
interessanti e in Moby Dick ce ne sono parecchie, ma andiamo
con ordine.
Per scrivere questa recensione mi sono rifatto alle due
introduzioni delle due edizioni che ho di questo capolavoro. Edizione
Mondadori con la bellissima introduzione di Fernanda Pivano la quale
si rifà anche lei all’introduzione dell’edizione Adelphi
tradotta da Cesare Pavese con una sua personale introduzione. Non
posso che citare quindi le parole di Cesare Pavese per iniziare la
recensione di questo epica lettura.
Pavese scrive: “Acab insegue Moby Dick per sete di vendetta, è
chiaro, ma, come succede in ogni infatuazione di odio, la brama di
distruggere appare quasi una brama di possedere, di conoscere. Se poi
ricordiamo che Moby Dick assomma a sé la quintessenza misteriosa
dell’orrore e del male dell’universo avremo senzaltro capito come
le tante didascalie digressive, raziocinanti e scientifiche non si
contrappongano al reverente timor sacro puritano ma piuttosto
l’avvolgano in un lucido alone di sforzo, di indagine, di furore
conoscitivo, che ne è come dire il riflesso laico”.
Per capire appieno il senso di quanto scritto si deve
necessariamente leggere il capitolo “La bianchezza della balena”
per cogliere il simbolismo del male incarnato nel libro dalla balena
bianca.
Il libro mi ha suscitato emozioni contrastanti. Meglio specificare
fin da subito che mi è piaciuto da morire ma molte parti, seppur
molto interessanti, sono state difficili da portare a termine poiché
trattano di argomenti che, se non si è grandi appassionati del
settore, non si possono pienamente apprezzare.
Comunque ritengo che la lettura di questo classico, sia in qualche
modo obligatoria, trovavo inaccettabile per me non esere mai riuscito
a portare a termine un libro come Moby Dick. Un libro che incanta,
che appassiona, che trasmette la passione di questo scittore per la
caccia alle balene che, seppur oggi come oggi la trovo abberrante,
nel contesto del romanzo e nel periodo in cui è stato scritto, era
del tutto lecita e aveva un senso. Senso che oggi chiaramente non ha
più.
Una lettura obbligatoria per chi ama i classici.
Per chi fosse interessato all'edizione da me ascoltata è questa: Moby Dick, Melville
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