John
era un operatore ecologico, ovvero un modo elegante per dire che
puliva le strade. Era una persona semplice, amava molto le “cose”
di una volta. Riteneva che gli oggetti di un tempo possedessero un
anima. Macchine da scrivere, penne stilografiche, orologi meccanici e
giradischi gli piacevano da impazzire. Aveva un vecchio orologio
meccanico dal quale non si separava mai e difficilmente si
dimenticava di caricarlo. Spesso si sentiva un po' come il suo
orologio. Un qualcosa di analogico in un mondo digitale. Amava
leggere e soprattutto scrivere, ma i suoi impegni lavorativi e la
famiglia, gli occupavano sempre gran parte delle sue giornate. Il
tempo per scrivere era sempre poco. Leggere e scrivere erano le sue
passioni. Riuscire a scrivere un libro era il suo più grande sogno
che in trentadue anni di vita non era riuscito ancora a realizzare.
Aveva una moglie e una figlia stupenda e non poteva desiderare di più
nella vita. Era molto felice e non gli mancava nulla. Ma ancora non
era riuscito a realizzare il suo più grande sogno. Scrivere il suo
libro. Sognava di diventare uno scrittore e riuscire a guadagnarsi da
vivere con la sua scrittura. Secondo lui però, era sempre il tempo a
mancargli. La sera tornava troppo stanco per mettersi a scrivere e
non riusciva mai a creare un bel niente. La cosa lo deprimeva, voleva
realizzarsi come scrittore ma un blocco dentro di lui glie lo
impediva. Spesso non riusciva nemmeno a leggere tanto si deprimeva.
Un
giorno di sciopero generale non doveva presentarsi al lavoro e decise
di farsi una bella passeggiata per delle zone vicino casa che non
aveva mai visitato. Essendo un gran passeggiatore decise di
cimentarsi nella visita di quelle stradine secondarie che non mai
aveva visto prima. Senza volerlo si ritrovò per una piccola via
appartata dalle grandi strade principali e notò un piccolo negozio
con un'insegna molto particolare. Un mago dal grande cappello a punta
che sembrava intento a leggere una palla di cristallo. L'insegna era
in ferro battuto e penzolava sopra la porta d'ingresso. Sopra si
poteva leggere: La bottega del mago, rimedi magici per tutti.
Vinto
dalla curiosità John decise di entrare in questo strano negozio. A
suo parere era uno di quei posti che vendevano strani souvenir per
turisti alternativi. Però la curiosità aveva avuto la meglio ed
entrò.
L'interno
del negozio confermava l'idea che si era fatto da fuori. Il forte
odore di legno lo colpì appena varcato l'ingresso, sembrava di
trovarsi in una bottega medioevale. Pavimenti e pareti erano tutte in
legno e sul soffitto c'erano grosse travi che lo sostenevano. Gli
oggetti, esposti in grandi scaffali, erano tra i più eccentrici che
John avesse mai visto. C'erano alla rinfusa orologi a pendolo dalle
più svariate forme, bambole dagli aspetti più strani, ciondoli,
vecchi libri, piccoli scrigni, ampolle, sfere di cristallo, bottiglie
dalle forme assurde, penne d'oca, quadri, specchi, e tanto altro che
persona sana di mente non avrebbe potuto capire cosa fosse. Sembrava
il più strano negozio di antiquariato che avesse mai visto. Dietro
al bancone c'era un vecchietto che colpì molto John per il suo
aspetto stravagante. Aveva una lunga barba bianca e indossava una
vestaglia color azzurro, cappello a punta dello stesso colore e un
paio di occhiali spessi come un fondo di bottiglia. Sorrideva
cordialmente al nuovo arrivato.
-Buonasera
signore, come posso aiutarla?-
La
voce era proprio quella di un simpatico vecchietto, accesa e molto
colorata.
-Ehm
salve, non ero mai stato da queste parti eppure abito qui vicino e
non avevo mai notato questo negozio, ero entrato per dare un occhiata
incuriosito dall'originale insegna del negozio.-
-Oh
oh oh, benvenuto alla bottega del mago, siamo sempre aperti e può
trovarci solo chi ne ha un disperato bisogno.-
John
non capì molto le parole del negoziante e fece finta di niente
guardandosi intorno. Pensava che il vecchietto non avesse tutte le
rotelle al loro posto. La sua attenzione fu colpita da una bellissima
clessidra ornata da pietre preziose e posta sopra uno scaffale di
fianco ad altri oggetti indefinibili.
-Oh
vedo che la clessidra ha scelto lei...mhm si, credo proprio che abbia
ragione, su la prenda è stato scelto da quest'oggetto e non può
tirarsi indietro, adesso deve prenderlo altrimenti non funzionerà
con nessun altro!-.
Lo
stupore di John divenne perplessità, il vecchietto aveva sicuramente
qualche problema. Ora tra se e se pensava che fosse meglio togliere
il disturbo prima che la situazione si facesse più strana di quello
che era.
-Guardi
in realtà andrei di fretta, ero entrato giusto per dare un'occhiata
veloce...sa, ho mia moglie e la piccola a casa che mi aspettano e ho
i minuti contati. Negozio molto interessante comunque, ripasserò
sicuramente, arrivederci.-
Detto
questo, John stava per andarsene quando il vecchietto con un tono di
voce più profondo ma allo stesso tempo dolce e rassicurante disse:
-Suvvia
John, sua moglie è al lavoro e sua figlia a scuola, non ha affatto i
minuti contati e no, le mie rotelle sono tutte al loro posto e
funzionano molto bene da molto più tempo di quanto tu riesca ad
immaginare...- John rimase a bocca aperta. Sconcertato e del tutto
spiazzato per qualche secondo non spiccicò parola, poi iniziò a
pensare che fosse tutto un elaborato scherzo di qualche suo amico, ma
la cosa, comunque, era molto strana. -...si in effetti la cosa è
molto strana- proseguì il vecchietto -ma non è uno scherzo, è
tutto vero-.
John
era allibito, era senza parole e si guardava nervosamente intorno.
Intanto il vecchietto fece il giro del bancone e si avviò verso lo
scaffale in cui era riposta la clessidra. La prese e la porse a John.
-Ecco
qui, se la clessidra l'ha scelta significa che lei è una persona
alla disperata ricerca di tempo-.
-Mi
scusi signore, ma inizio a non capirci più nulla, come fa a sapere
il mio nome? E poi che posto è mai questo?-
-Be
pensavo che fosse chiaro che tipo di negozio fosse, l'insegna lo dice
chiaramente, La bottega del mago e ovviamente, io, sono il mago.
Questo negozio ha la caratteristica di apparire solo alle persone che
ne hanno un disperato bisogno e io sono in grado di aiutarle, o
meglio, sono gli oggetti qui presenti che riescono a risolvere i loro
problemi. L'oggetto sceglie il suo nuovo proprietario in base al suo
problema. Sono oggetti magici, ad esempio, questa clessidra ha scelto
lei perché ha sentito che ha un disperato bisogno di più tempo per
ciò che le sta a cuore. Come scrivere un libro magari-.
A
queste parole John rimase stupefatto. Non riusciva a capacitarsi del
posto in cui era capitato e dello strano proprietario che gli parlava
di oggetti magici e dei suoi sogni come se lo conoscesse da tutta la
vita. L'idea che fosse tutto un elaborato scherzo tornava ad
affacciarsi nella sua testa.
-Ma
come diavolo fa a sapere tutte queste cose?-
Glie
l'ho detto, sono un mago, questi oggetti scelgono i loro proprietari,
ma solo alcuni hanno il dono di poter entrare qui. Io faccio solo da
tramite-.
John
era incredulo, del tutto spiazzato e non sapeva cosa dire, osservò
la scena tentando di essere il più razionale possibile ma non
riusciva assolutamente a capire un bel niente di quello che gli stava
succedendo. Il vecchietto aveva l'aria sincera e il suo tono di voce
era rassicurante e per nulla truffaldino. In un altra situazione
avrebbe pensato che lo volessero truffare e che tutto fosse un
elaborato piano per estorcergli dei soldi. Eppure i modi del vecchio
suscitavano in lui una fiducia che non riusciva a spiegarsi, era come
incantato dalle sue parole. Il pensiero che fosse tutto vero cominciò
a fare breccia nel suo cuore.
-Ok,
quindi mi sta dicendo che questa clessidra riuscirà a risolvere i
miei problemi? E in che modo?-
-Guardi...-
Il
vecchietto ruotò la clessidra, John non notò nulla di strano ma
dopo qualche secondo si rese conto che la sabbia non scendeva. Pensò
che forse il vecchietto era veramente un truffatore e voleva
rifilargli un oggetto che nemmeno funzionava. -...no non voglio
truffarti e si, la sabbia non scende perché ruotando la clessidra in
questo modo, il tempo si ferma. Così ne avrà finalmente tutto
quello che le potrà servire. Per far tornare il tempo a scorrere
basta rimettere la clessidra nella sua posizione originaria. Purché
funzioni lei dovrà chiudersi in una stanza da solo e capovolgere la
clessidra. Semplice no!-.
John
era sconcertato, sapeva in cuor suo che il vecchietto lo stava
prendendo in giro, eppure il suo modo di parlare, il tono di quella
voce, sembrava crederci davvero in quello che diceva. Ma come poteva
una clessidra riuscire a fermare il tempo? Aveva l'impressione di
ritrovarsi in un racconto del fantastico; magari fosse vero. Ora si
sentiva in difficoltà. Aveva preso in simpatia il vecchietto e non
voleva dargli un dispiacere andandosene a mani vuote. Avrebbe
comprato lo stesso quella vecchia clessidra rotta.
-Ok,
mi ha convinto, la prendo. Quanto verrebbe a costare questa
clessidra?-.
Il
vecchio sorrise amabilmente e disse:
-Lei
non mi crede...ma poco importa. La clessidra non è in vendita, lei,
è stato scelto da questo oggetto ed è quindi già suo, le è stato
tenuto da parte per molto tempo e adesso può riprenderselo. Ne è il
legittimo proprietario-.
Detto
questo il vecchietto si avviò dietro il bancone e ripose la
clessidra all'interno di uno scrigno di legno ornato di pietre
scintillanti e incisioni indefinibili. John era sconcertato, non
riusciva a capacitarsi di questa situazione tanto bizzarra. Il
vecchietto stava addirittura per regalargli quell'oggetto, che seppur
rotto, aveva sicuramente un certo valore, vista anche la bellezza
della scatola. Eppure il vecchietto glie la stava porgendo con un
dolce sorriso stampato in faccia. Era sincero.
-Scusi
ma...davvero non mi costa nulla? Anche se la clessidra non funziona
non vedo per quale motivo non la dovrei pagare. La scatola poi,
sembra essere di un certo valore.-
-La
clessidra è sua, si fidi di me, funziona benissimo e se ne renderà
presto conto. Un ultimo avvertimento. Gli oggetti magici non vanno
mai usati con superficialità, possono anche danneggiarci. Sta
nell'uso che si decide di farne a fare la differenza. Il tempo è un
bene prezioso, il più prezioso che ci sia. Lo usi con saggezza. E un
ultima cosa...- il vecchietto diede la scatola a John. Si avvicinò
al viso e guardandolo ben dritto negli occhi continuò: -...non deve
parlarne mai con nessuno, ne della clessidra ne di questo posto!-.
John
era incerto su cosa rispondere, la situazione era diventata surreale.
-Va
bene...non ne parlerò con nessuno, però ora devo proprio andare,
arrivederci e grazie mille!-
Detto
questo prese la scatola e uscì dal negozio ponendosi mille domande
su quanto appena successo. Era entrato per curiosità in un negozio e
ne era uscito con un qualcosa che gli era stato addirittura regalato.
Un bel colpo di fortuna pensò tra se e se mentre si allontanava e
svoltava qualche angolo. Decise che ci sarebbe tornato un giorno o
l'altro anche con sua moglie nonostante lo strano avvertimento del
vecchietto. Tornò indietro per memorizzarsi la strada ma non riuscì
più a trovare la via di quel negozio. Sembrava essere scomparso.
Eppure aveva fatto solo pochi passi ma non ci fu proprio verso di
ritrovare quella strana insegna. Pensò in cuor suo che forse stava
invecchiando.
John
tornò a casa di ottimo umore. Le ultime parole del vecchietto gli
rimasero molto impresse e decise, non che ci sia nulla di male, di
non raccontare alla moglie quanto gli fosse capitato. C'era nella
voce di quel vecchio un qualcosa di molto convincente. Alla fin fine,
sarebbe stato il suo piccolo e innocuo segreto. Decise quindi di
mettere la clessidra fuori dalla vista della moglie e la ripose
chiusa nella sua scatola nell'ultimo cassetto della scrivania, vicino
alle ricariche per le penne stilografiche. Se mai la moglie l'avesse
trovata, gli avrebbe raccontato la storia di questo strano incontro.
Era
ora di pranzo. Sia la clessidra, il negozio e lo strano vecchietto
passarono in secondo piano. Si mise a preparare da mangiare e poi,
dopo aver pranzato provò a mettersi un po' a scrivere. Iniziò a
fissare il foglio bianco ma non riusciva a tirare fuori nulla di
leggibile. Decise di aggiornare il suo diario, ogni scrittore ne ha
uno. Lui ne aveva uno bellissimo rilegato in pelle con una fettuccia
di cuoio che serviva a chiudere il volume avvolgendolo. Fu un regalo
della moglie di qualche anno prima, quando John gli confidò la sua
passione per la scrittura. Da quel giorno aveva iniziato a scriverci
i suoi pensieri, nulla di tanto profondo, ma l'atto di scrivere in
se, lo faceva stare bene, lo rendeva felice e si sentiva libero. Solo
che non voleva scriverci con una penna qualunque, per un oggetto del
genere serviva una penna altrettanto speciale. Una stilografica. Ne
possedeva gelosamente svariate e, a rotazione, le utilizzava tutte.
Scrisse fino a che non ritornarono a casa la moglie con la piccolina.
John
non disse alla moglie di quanto successo durante la mattinata e così
trascorse il resto del pomeriggio giocando con la piccolina e
aiutando la moglie nelle faccende domestiche.
Passarono
i giorni e si era completamente dimenticato della clessidra. Un
sabato, dopo aver pranzato e messo la bimba a riposare, era riuscito
a ritagliarsi circa un'ora per scrivere qualcosa. Avere però i
minuti contati lo metteva di malumore. Dentro di se sapeva che non
avrebbe concluso nulla. Pensava più al tempo che gli restava a
disposizione piuttosto che a quello che realmente aveva intenzione di
scrivere. Iniziò a buttare giù qualche riga ma si accorse che la
sua stilografica aveva finito l'inchiostro. Aprì l'ultimo cassetto
della scrivania per prendere una ricarica e vide la scatola della
clessidra. Gli tornarono subito in mente le parole del vecchietto.
Pensò sorridendo a quale assurdità gli stava venendo in mente e
alla sua ingenuità. Ma in fondo, che gli costava provare? Anche la
moglie stava per mettersi a riposare e lui ne voleva approfittare per
scrivere. Voleva provarci.
-Amore,
se vai a riposare io mi chiudo nello studio a scrivere qualcosa,
almeno così non ti disturbo.-
-Ok
caro, puoi però farmi la cortesia di svegliarmi tra un'ora? Avrei
anche io delle cose da fare. Ci vediamo dopo, bacio!-
Si
salutarono con un affettuoso bacio e John si chiuse nello studio.
Aprì la scatola e tirò fuori la clessidra, la rigirò e la posò
sulla scrivania. Ovviamente la sabbia non scendeva.
“Bella
fregatura che ho preso con questo oggetto, bhe, quantomeno è molto
bello e sulla scrivania ci sta benissimo” pensò
tra
se e se. Non sapendo cosa scrivere, decise di mettersi a raccontare
quel bizzarro incontro con quel vecchietto nel suo stravagante
negozio. Si tolse l'orologio dal polso e lo mise vicino alla
clessidra. Segnava le due.
Scrisse
minuziosamente tutta la scena, lo strano negozio, i dialoghi e le
sensazioni che aveva provato. Non si rese conto di aver scritto
pagine e pagine di dettagli, pensieri e idee sulla clessidra e sul
vecchio. Non fece nemmeno caso al tempo che trascorse scrivendo e si
era completamente dimenticato di svegliare la moglie dopo un'ora.
Guardò l'orologio affianco alla clessidra e segnava ancora le due.
“Cavolo
ci mancava che l'orologio si fermasse adesso, devo aver dimenticato
di caricarlo” pensò. Uscì di fretta dallo studio urtando la
scrivania e fece rovesciare la clessidra. Non poté notare che in
quel momento si era stranamente ribaltata da sola.
-Amore
scusami, non mi sono reso conto del tempo che passava e ho
dimenticato di svegliarti.-
-Ma
che stai dicendo? Sei appena entrato nello studio e sei subito
uscito! Mi sono appena sdraiata!-
-Cosa
dici? Saranno passate quasi due ore da quando sono entrato nello
studio!-
-Senti,
smettila di giocare come al tuo solito e fammi riposare per un po'
che ne ho bisogno. Ho avuto una settimana molto pesante al lavoro.-
John
era sbigottito, eppure sua moglie era seria. In un lampo gli tornò
in mente la clessidra e rimase a bocca aperta, tornò nello studio e
tutte le pagine che aveva scritto erano li. Non c'era dubbio che
fossero trascorse almeno un paio di ore. Poi osservò la clessidra e
notò che era rivolta nella posizione in cui il tempo sarebbe tornato
a scorrere normalmente. Riprese l'orologio che aveva lasciato sulla
scrivania prima di mettersi a scrivere e notò che le lancette erano
di nuovo in movimento. La clessidra aveva fermato il tempo. Il
vecchio non mentiva. Era tutto vero.
Da
quel momento tutto fu diverso, da un giorno all'altro John ora aveva
tutto il tempo che desiderava. Stava vivendo un sogno. Stentava a
crederci, eppure la clessidra funzionava veramente. Poteva fermare il
tempo ogni volta che voleva. I primi giorni, emozionato dalla
scoperta, non si dedicò affatto alla scrittura. Si chiudeva nel suo
studio, ruotava la clessidra e iniziava a fare tutto tranne che
scrivere. Ogni volta che tornava da lavoro, si chiudeva nel suo
studio e fermava il tempo. Leggeva, guardava film, sonnecchiava e
ogni tanto scriveva qualche pagina nel suo diario. Ma di scrivere
seriamente, nonostante ora avesse tutto il tempo del mondo, ancora
non c'era riuscito. Stentava. Si diceva che tanto aveva tutto il
tempo di questo mondo, prima o poi avrebbe scritto il suo grande
romanzo e realizzato il suo più grande sogno. Che fretta aveva? Non
c'era quindi verso che si mettesse a lavorare seriamente.
Aveva troppe distrazioni e i suoi pensieri se ne andavano sempre
altrove. Dopo un periodo che aveva fatto di tutto tranne ciò che si
era prefissato, volle mettersi seriamente a scrivere. Ma inutilmente.
I giorni passavano, settimane, mesi ma niente, non era riuscito a
combinare nulla. Fissava la pagina bianca e non riusciva a scrivere,
zero idee, il vuoto totale. Non c'era verso che personaggi o storie
gli uscissero fuori. Viveva in una totale crisi creativa. Anche il
suo umore iniziò a risentirne, aveva tutto questo tempo che
desiderava ma si rese conto che lo stava solo sprecando. Sentiva di
buttarlo via. Ogni volta che voleva scrivere sul serio non ci
riusciva, finiva per distrarsi con altro. Iniziò a diventare
insofferente a tutto e spesso finiva col litigare con sua moglie o
sgridare sua figlia per delle sciocchezze. Più il tempo passava, e
più il suo malessere cresceva. Anche il non poter far parola con
nessuno della clessidra lo logorava. Aveva il disperato bisogno di
parlarne con qualcuno. Ma il vecchio era stato categorico. Nessuno
doveva sapere della clessidra. Probabilmente, pensò, se ne avesse
parlato con qualcuno la magia sarebbe scomparsa e la clessidra
sarebbe diventata solo un banale oggetto, un semplice soprammobile.
Un giorno, in cui era particolarmente stressato da questa situazione,
decise di tornare a cercare la bottega del mago. Aveva bisogno di
parlare con il vecchio. Forse lui poteva dargli il giusto consiglio
per questo suo malessere.
Si
avviò verso la zona in cui, mesi prima, aveva trovato quello strambo
negozio. Ma nonostante avesse fatto avanti e indietro tra quelle vie
per ore ed ore, non ci fu verso di ritrovare quella bottega. Si
ricordò che il vecchio disse qualcosa a proposito che, solo chi ne
aveva davvero bisogno, poteva trovare quel negozio. Lui ora ne aveva
un disperato bisogno ma non riusciva a ritrovarlo. Girovagò ancora
per qualche ora ma invano. Se ne tornò verso casa abbattuto, stanco
e più depresso di prima. Aveva tutto il tempo del mondo eppure
sentiva che lo stava sprecando in sciocchezze. Cosa stava sbagliando?
Dentro di lui si sentiva un fallito, un perdente. Sognava di essere
uno scrittore , di scrivere il suo romanzo e poi quando era il
momento di fare sul serio non riusciva a tirare fuori un bel niente.
In quel momento, si rese conto che forse il suo problema non era
proprio la mancanza di tempo che non lo faceva scrivere, ma c'era
qualcosa in lui che non gli permetteva di farlo. Il tempo che non
aveva era solo la sua solita scusa per non mettersi d'impegno a
scrivere seriamente. Forse, non ci teneva abbastanza al suo sogno,
ecco perché non ci riusciva. Eppure dentro di lui il sogno di
scrivere un romanzo, il sogno di diventare uno scrittore e mantenersi
con ciò che scriveva, era sempre vivo in lui, lo sentiva crescere
dentro di se giorno dopo giorno. Quasi lo poteva toccare, era un
qualcosa di tangibile e non poteva negare quello che provava. Voleva
a tutti i costi scrivere. Non pretendeva di diventare il più grande
scrittore del mondo, non gli importava nulla se avrebbe avuto o no
successo con la scrittura. Ciò che voleva era solo scrivere un
romanzo, e poi un altro, e poi un altro ancora. Sentiva che questo
voleva fare nella vita. Diventare uno scrittore. E nulla e nessuno al
mondo potevano impedirglielo. Non aveva bisogno di nessuna clessidra
magica. Ma solo del suo cuore e credere nel suo sogno. Credere in se
stesso, solo lui poteva realizzarlo. Prese una decisione. Appena
tornato a casa si sarebbe disfatto della clessidra. Fu in quel
momento che, senza rendersene conto si ritrovò davanti alla bottega
del mago. Entrò senza esitazione.
-Bentornato
mio giovane amico, è riuscito a scrivere il suo libro?-
Chiese
il vecchietto con un dolce sorriso sulle labbra.
-Decisamente
no e avevo ragione, la clessidra non funziona, anche se riesco ad
avere tutto il tempo che desidero, non riesco a scrivere un bel
niente. Ho intenzione di portarla indietro. Ho capito che non sarà
certo grazie alla clessidra che riuscirò a scrivere il mio romanzo.
Anzi avere più tempo a disposizione è una dannazione e mi ha fatto
capire quanto invece lo sprechi solo in stupidaggini, senza riuscire
a combinare nulla di costruttivo. Penso di non avere più bisogno
della clessidra. Vorrei riportargliela.-
Il
vecchio rimase per qualche istante in silenzio. Poi in maniera dolce
e benevola disse:
-Oh...in
realtà, se dice questo, vuol dire che la clessidra ha funzionato a
dovere. Vede, la clessidra, da sempre, rappresenta il tempo. Il tempo
che ognuno di noi ha a disposizione e che deve impiegare nel migliore
dei modi poiché, prima o poi, è destinato a finire. Avere tutto il
tempo che si desidera e utilizzarlo per ciò che non è realmente
importante, è solo uno spreco. Lei se ne è reso conto molto presto.
Il precedente proprietario della clessidra non fu così intelligente
da capire che questo oggetto magico aveva ben altro scopo. Quello di
capire che il tempo è il bene più prezioso che si ha. Bisogna
viverlo più felicemente possibile poiché nessuno ce lo potrà mai
dare indietro.-
-Che
fine ha fatto il vecchio proprietario della clessidra?- Chiese John
incuriosito.
-Quando
ha capito di avere a disposizione tutto il tempo di questo mondo,
perse di vista i suoi sogni. Non faceva altro che divertirsi, giocare
e abusarne. Fino a che, i suoi eccessi, lo hanno portato alla morte.
Entrò in un vortice di tentazioni dal quale non riusci più ad
uscirne. Fu un bel problema per me visto che morì mentre aveva
fermato il tempo...ma questa è un'altra storia. L'importante, ora, è
che lei sia riuscito a capire il vero significato del tempo che ci è
concesso di vivere. Non lo sprechi.-
-Che
devo fare con la clessidra? Posso portargliela domani? Non vorrei più
averla in casa.-
-Glie
l'ho già detto l'ultima volta, la clessidra ormai è sua. La deve
tenere, ma non credo che ormai funzionerà più. E non si preoccupi,
prima o poi, quell'oggetto, in un modo o in un altro, tornerà in
questo negozio. E' sempre stato così.-
Queste
parole suonarono molto strane a John, pensava che fosse inutile
ribattere al vecchietto.
-In
questo caso la saluto, torno a casa a scrivere il mio romanzo!-
E
così fece. Ora scrivere lo rendeva felice come non mai fino ad ora.
Si mise di impegno e finalmente riuscì a scrivere il suo primo
romanzo. Provò a farlo leggere a qualche editore e riuscì anche a
farselo pubblicare ottenendo un discreto successo. Col suo secondo
libro ebbe più fortuna, e tutti i suoi libri successivi gli
permisero di vivere solo della sua scrittura e continuarlo a fare per
il resto della sua vita. Proprio come aveva sempre sognato.
Un
giorno, dopo essere diventato uno scrittore di successo, decise di
riprovare la clessidra. Si chiuse nello studio della sua nuova casa e
si mise alla scrivania. Prese la clessidra dall'ultimo cassetto, la
capovolse, e la sabbia iniziò a scendere.
Giugno
2017